Quattro chiacchiere con gli scrittori: Simone Pierotti, Alessandro Mastoluca e il loro libro "Settebellissimo. Gli anni d'oro della pallanuoto italiana"
Questo mercoledì tornano, nuovamente, ed eccezionalmente, gli articoli di approfondimento sul blog Culturalmente Sport. Oggi in particolare, torna la "rubrica" denominata "Quattro chiacchiere con gli scrittori", con cui vi racconto, attraverso la voce degli autori, i loro libri e racconti che trattano di argomenti sportivi e che reputo particolarmente interessanti.
Oggi vi parlo dello scrittore e sport writer del giornalista freelance, Simone Pierotti, che ho avuto il piacere di intervistare negli scorsi giorni e che recentemente ha pubblicato, con l'editore Battaglia Edizioni, il libro intitolato "Settebellissimo. Gli anni d'oro della pallanuoto italiana", scritto a quattro mani con il giornalista Alessandro Mastroluca, già autore, insieme a Roberto Brambilla, di "Dónde está Daniel Schapira. Desaparecidos". Continua, quindi, anche in questo 2024, la nostra collaborazione con l'editore imolese che CulturalmenteSport vuole, ancora una volta, ringraziare per la fiducia e l'opportunità fornitaci.
Tornando al libro, questo è un interessantissimo racconto in cui Pierotti e Mastroluca, ci narrano le vittorie e i trionfi', soprattutto negli anni '90, del "Settebello" cioè la Nazionale italiana maschile di pallanuoto allenata dal "santone" Ratko Rudic.
Possiamo, così, scoprire la bellissima, ma anche complicatissima e non sempre facile storia della magnifica Nazionale azzurra allenata di Rudic: capace di incantare il mondo intero con il suo talento e la sua classe, vincendo l'oro olimpico a Barcellona 1992, gli europei nel 1993 e il campionato del mondo nel 1994, completando così il Grande Slam di questo sport, oltre a tante altri successi e medaglie.
Ho scelto di porre a Simone, che ringrazio per l'infinita disponibilità, 7 domande che potessero descrivere al meglio il suo ultimo libro, ma anche la sua passione per la scrittura e per il suo lavoro di giornalista, ma anche per lo sport e per la cultura.
Qui di seguito vi propongo l'intervista completa.
1) Per iniziare raccontateci brevemente un po' di voi e della vostra passione per la scrittura e lo sport, in questo caso in particolare per la pallanuoto, sfociata poi nel vostro lavoro di giornalisti e sport writers.
"Personalmente parlando, questo libro racchiude davvero le due grandi passioni che mi accompagnano da parecchio tempo. Ho iniziato a giocare a pallanuoto a 11 anni, guardando proprio il Settebello ai Giochi olimpici, e continuo a praticarla ancora oggi. Più in generale, l'ho sempre seguita in televisione e sui giornali non solo durante i Giochi, ma anche in occasione dei Mondiali di nuoto e degli Europei, senza tralasciare le finali scudetto e le coppe europee. Nel corso degli ultimi anni mi sono avvicinato anche alla storia di questo sport, tanto da collezionare libri - "accumulare" è una brutta parola... - che mi sono stati utilissimi per scrivere "Settebellissimo". Curiosità: a 17 anni ho iniziato a collaborare con un quotidiano della mia città, il Tirreno, e i primi articoli di prova erano proprio i resoconti delle partite che giocavo con la mia squadra di pallanuoto nei campionati giovanili... Da anni, inoltre, collaboro con alcune riviste di calcio straniere come The Blizzard e Panenka e a dicembre, attraverso la rivista scozzese Nutmeg, sono stato persino pubblicato sul Guardian. Riuscire a coltivare la passione per la scrittura anche in altre lingue - i miei articoli per l'estero sono prodotti direttamente in inglese o in spagnolo, senza che siano tradotti - è per me motivo di orgoglio."
2) Parlando, invece, del vostro libro cioè "Settebellissimo", quale è stata l'idea di base dalle quale siete partiti per raccontare l'affascinante e vincente storia della Nazionale di pallanuoto guidata dal mitico Ratko Rudic?
"Come ho già avuto modo di dire, in piscina non mi metto alla testa al gruppo in corsia per tirare: ho bisogno che lo faccia qualcun altro e io gli vado dietro. Ecco, con il libro è successa la stessa cosa: l'idea è partita da Alessandro Mastroluca nell'estate del 2021 e io l'ho seguito senza esitazioni. Sembra assurdo, eppure nessuno aveva scritto un libro interamente dedicato alla Nazionale allenata da Ratko Rudić che nel giro di quattro anni ha vinto tutto, ma proprio tutto quello che poteva portare a casa. Così, ci siamo detti che potevamo farlo noi, quel libro, e colmare così un'incomprensibile lacuna nella letteratura sportiva. E così è stato."
3) Come nasce, quindi, l'idea di raccontare le vittorie e le gesta dei campioni di quella fantastica Nazionale che con il loro talento e la loro forza sono riusciti ad entrare per sempre nell'olimpo della pallanuoto italiana e mondiale?
"Parlo per me, e credo di farlo anche a nome di Alessandro: quando si vanno a ripescare storie dal passato, è fondamentale la ricerca. Come ho in parte accennato rispondendo alla prima domanda, abbiamo consultato libri - anche in lingua straniera: in Spagna sono uscite le biografie o autobiografie di tre diversi giocatori della nazionale che rivaleggiò con il Settebello, per capirci - oltre tantissimi articoli di giornale - e qui mi preme ringraziare il gruppo di Raccolte sportive, a partire da Marco De Polignol - sia in italiano che in altre lingue. E poi abbiamo intervistato loro, i protagonisti di quei successi straordinari. Non solo giocatori, ma anche dirigenti come l'allora presidente della Federnuoto Bartolo Consolo, colui che ingaggiò Rudić come commissario tecnico del Settebello, e Pino Castellucci, che è stato vice di Rudić dal 1990 al 1996. Senza le loro testimonianze e i loro aneddoti, la narrazione sarebbe stata decisamente meno coinvolgente."
4) Come ci descrivereste quindi il vostro libro? Su quali aspetti umani e sportivi vi siete soffermati di più?
"Per quello che mi riguarda, il libro è venuto esattamente come me lo immaginavo e, al tempo stesso, diverso da come lo avevo concepito. A livello di struttura e suddivisione in capitoli, ma anche di narrazione, è come lo avevo in mente. Devo però dire che, spulciando negli archivi dei giornali, ho trovato tanti dettagli o aspetti che ignoravo, pur essendo come detto un grande appassionato di storia della pallanuoto. Questo libro è stata una scoperta continua e un grande arricchimento personale. Il bello di questo libro, secondo me, è che non è solamente un libro di sport: ci sono tanti parallelismi con il contesto socio-politico di allora, io e Alessandro ricordiamo i film che uscivano al cinema in quel periodo, le canzoni che ascoltavamo, i protagonisti della politica e questo è sempre stato il nostro modo di raccontare lo sport. Quanto all'aspetto umano, era giusto che questo libro non parlasse solamente dei trionfi della nostra nazionale: raccontare, ad esempio, l'epica finale di Barcellona '92 contro la Spagna è stato senza dubbio emozionante, però è stato molto più divertente e stimolante descrivere come si è arrivati a quel successo. E soprattutto da dove si è partiti: lette a posteriori, le critiche feroci mosse a Rudić nei primi mesi della sua gestione fanno sorridere e anche riflettere. Spesso ce lo dimentichiamo, ma gli sportivi che ammiriamo in tv sono esseri umani come tutti gli altri, certamente privilegiati ma caratterizzati comunque da difetti, debolezze e - è il caso di un paio di personaggi citati nel libro - anche demoni".
5) Avete qualche aneddoto o episodio particolare che volete raccontarci legato alla scrittura di questo racconto?
"Ce ne sono tanti. Come ho detto, l'idea nasce nel 2021 e in quell'estate di tre anni fa abbiamo iniziato a registrare le prime interviste. Ricordo ancora di aver intervistato Roberto Calcaterra un sabato pomeriggio mentre ero al mare qui a Viareggio, al mio stabilimento balneare - mi ero portato dietro il registratore e mi sono isolato per una mezz'oretta in un luogo al riparo da schiamazzi -, mentre ho parlato con Carlo Silipo prima di andare ad assistere a uno spettacolo dal vivo di Federico Buffa sui Mondiali di calcio del 1982 - come avrei scoperto, sono tantissime le analogie con l'oro del Settebello a Barcellona. Venendo invece a qualche aneddoto più recente: la sera di Natale mi sono riguardato la finale integrale di Barcellona che è disponibile sul canale YouTube ufficiale dei Giochi olimpici. Ero sul divano e avevo con me un quaderno e una penna con cui annotarmi tutto - le azioni salienti, i particolari più intriganti, le reti, i marcatori, tutto quello che poteva farmi comodo per il libro. Ci tengo anche a raccontare come sono arrivato a intervistare Castellucci: ci sono riuscito tramite Alessio Martinelli, un mio compagno di squadra della Dds Camaiore, che si trovava ad Ostia per un corso da allenatore. Castellucci era lì, Alessio ha fatto da tramite e mi ha girato il suo contatto. Tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo, per darmi la carica visto che dovevo consegnare il materiale all'editore, ho ascoltato non so quante volte "Barcelona" di Freddie Mercury e Montserrat Caballé, di cui parliamo nel libro."
6) In questo vostro libro vi siete soffermati molto anche sugli aspetti sociali, culturali e politici legati agli anni 90' che hanno toccato e non poco lo sport mondiale in quel periodo. Quanto pensate sia importante parlare di sport anche attraverso questi punti di vista e quanto essi influiscono poi sulle attività sportive e sugli atleti?
"Non voglio fare il polemico, ma chi urla "fuori la politica dallo sport" fa un'affermazione populista e, a mio avviso, anche impossibile da praticare. Tutto è politica, qualsiasi cosa facciamo è politica perché riflette la nostra visione del mondo e dei fenomeni che lo regolano. Lo sport non può certo rimanerne immune e la storia ci insegna che tanti governi, non solo totalitari e non necessariamente totalitari, hanno provato a sfruttare a fini propagandistici la popolarità di un atleta o di una squadra e la diffusione di una disciplina. In questo libro, era impossibile ignorare le ricadute che hanno avuto sulla pallanuoto - e naturalmente non solo sulla pallanuoto... - eventi epocali come la caduta del Muro di Berlino, la fine della Guerra fredda e la guerra civile nei Balcani, tanto per citare i più importanti: in qualche modo dovevamo spiegare l'assenza di serbi, croati e montenegrini a Barcellona, o il fatto che la vecchia Urss si chiamasse Squadra unificata. Dovevamo spiegare che il "Forza Italia" gridato sugli spalti della piscina Picornell era ancora un innocuo coro da stadio - e Berlusconi è protagonista in un paio di episodi che lo legano alla pallanuoto. Oltretutto, l'Italia di Rudić inizia a vincere in una fase delicata per il nostro Paese: il 1992, come ci ricorda una bella serie televisiva "da un'idea di Stefano Accorsi", è l'anno di Tangentopoli, delle stragi di Capaci e via D'Amelio, e il biennio successivo non sarà certo meno tormentato. I successi del Settebello sono il riflesso di una società, quella italiana, che ha bisogno di distrazioni. E lo sport, con Rudić ma anche Arrigo Sacchi e Julio Velasco, i tre grandi maestri di sport di quel periodo, riscopre l'importanza del collettivo, del gioco di squadra anche come metafora nella vita quotidiana. In questo senso, il titolo di uno dei capitoli racchiude un po' il senso del libro: L'Italia racconta l'Italia. Il Settebello racconta quell'Italia, lo zeitgeist degli anni Novanta."
7) Infine progetti futuri? Sempre legati a qualche racconto sportivo o al mondo dello sport in generale? Se volete e potete dircelo naturalmente.
"Per me è stato un libro talmente totalizzante che in questo momento faccio fatica a pensare al prossimo progetto... Mi piacerebbe qualcosa sul Torneo di Viareggio, di cui sono un grande appassionato in qualità di viareggino amante del calcio e del Carnevale, ma l'ultima cosa che vorrei fare è una sorta di almanacco: è una competizione che va avanti da più di 70 anni, mica si possono fare continuamente edizioni aggiornate! Di sicuro, andrei a cercare delle storie inedite, finite nel dimenticatoio. Storie in cui lo sport si intreccia alla Storia per antonomasia, con tutte le sue sfaccettature politiche, sociali e culturali. Non escludo, però, di realizzare un podcast anziché scrivere un altro libro: ci sono storie che si prestano maggiormente ad essere narrate a voce, magari con qualche effetto sonoro particolare. L'importante, come detto, è che siano storie che nessuno ha ancora raccontato, altrimenti rischierebbe di diventare un banale esercizio di stile."
Ringrazio ancora una volta Simone per la sua grande disponibilità e simpatia. Gli auguro, poi, un grande in bocca al lupo per il suo libro e per i suoi prossimi lavori, nella speranza che anche in futuro potremmo ritrovarci a parlare nuovamente di sport, cultura e pallanuoto.
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