Quattro chiacchiere con gli scrittori: Gianluigi D'Ambrosio e il suo libro "Tra le braccia dello sport"
Questa domenica tornano, nuovamente, gli articoli di approfondimento sul blog Culturalmente Sport. Oggi in particolare, torna la "rubrica" denominata "Quattro chiacchiere con gli scrittori", con cui vi racconto, attraverso la voce degli autori, i loro libri e racconti che trattano di argomenti sportivi e che reputo particolarmente interessanti.
Oggi vi parlo, nuovamente, di un caro amico di CulturalmebteSport, cioè Gianluigi D'Ambrosio, il creatore del famoso progetto social Inchiostro Sportivo, nato nel 2020 e collegato a diversi canali social, come Instagram, Facebook e YouTube, che ho avuto il piacere di intervistare negli scorsi giorni. Gianluigi ha pubblicato, recentemente, un bellissimo libro intitolato "Tra le braccia dello sport. Mai dimenticarsi di chi ha avuto coraggio" edito nel 2024 da Santelli Editore, mi ha parlato in un'intervista scritta proprio del suo nuovo racconto.
Si tratta di un interessantissimo racconto dedicato alle imprese di 20 sportivi leggendari, sia uomini che donne, che con i loro sforzi, il loro coraggio, la loro determinazione, la loro creatività e il loro talento sono riusciti a superare i pregiudizi, le discriminazioni e la povertà, sovvertendo spesso anche la loro condizione sociale di appartenenza.
Il ibro ripercorre, quindi, con lo stile unico che da sempre contraddistingue Gianluigi, le straordinarie vite di questi mitici atleti e non solo, tra cui spiccano i nomi di Abebe Bikila, RenéLacoste, Gertrude Ederle , Ondina Valla, Carlo Airoldi, William Morgan, Althea Gibson e James Naismith, solo per citarne alcuni.
Ho scelto di porre a Gianluigi, che ringrazio per l'infinita disponibilità, 7 domande che potessero descrivere al meglio i suoi due libri, ma anche la sua passione per la scrittura, per lo sport e per la cultura.
Qui di seguito vi propongo l'intervista completa.
1) Per iniziare raccontaci brevemente, per chi non conoscesse la tua pagina Inchiostro Sportivo e il tuo lavoro di questi anni, un po' di te e della tua passione per la scrittura e lo sport sfociata poi nella creazione della pagina sopracitata e nella tua attività di sport writers.
"Ciao Fabio e un caro saluto alla tua bellissima community di Culturalmente Sport.
Io sono nato a Vallo della Lucania (SA), nel cuore del Cilento, e dopo il liceo ho sentito la necessità di lasciare casa per continuare gli studi. Sono infatti laureato in Scienze Biologiche e iscritto alla magistrale in Nutrizione. C’è però un altro lato della mia vita di cui parlare, perché sono anche iscritto all’ordine dei giornalisti pubblicisti della Campania.
La pagina invece nasce da una forte passione per lo sport (praticato e seguito dall’età di sette anni), e da un discorso genetico trasmessomi da mio padre (ex pallavolista e maratoneta).
Dai banchi di scuola ho sempre amato scrivere, una passione che però è scomparsa alla fine del liceo, salvo poi ricomparire con prepotenza sulla mia strada dopo diversi anni. Un viaggio nel quale la scrittura stessa ha incontrato appunto lo sport, quando ho deciso di raccogliere una sfida per mettermi in gioco. L’idea era proprio quella di migliorare, di sentirmi vivo, di comunicare ciò avevo dentro, e di lasciare un segno nel cuore di chi mi avrebbe letto.
Dal quel 29 gennaio 2020 si sono susseguite tantissime storie di sport, raccontate con uno stile tutto mio, mentre nel corso dei mesi crescevo imparando tante cose.
Mi piace scoprire ciò che si cela dietro una vittoria, dietro uno sportivo, insomma spiegare tanti dettagli per coinvolgere il pubblico senza mai essere mai essere banali.
Allora oltre ai post sono nate varie rubriche, interviste ad atleti internazionali, podcast, collaborazioni varie su tutte le piattaforme, e poi i libri (Tokyo per aprire gli occhi, Difendendo da giganti e Tra le braccia dello sport)
La community è attiva principalmente su Instagram, e poi su tutti gli altri social a seguire."
2) Parlando, invece, del libro "Tra le braccia dello sport", quale è stata l'idea di base dalle quale sei partito per raccontare le affascinanti e avvincenti vite di questi atleti, ma non solo, che a modo loro hanno lasciato una traccia indelebile nella storia dello sport?
"Addentrandoci in questo viaggio, la prima cosa che sento di dire è: “memoria”.
Una parola come prima nota per rispondere a questa domanda, perché in essa risiede il messaggio più forte che voglio diffondere.
Ho raccontato storie di fine ‘800, delle prime olimpiadi, degli anni delle due guerre mondiali. Insomma, storie molto lontane dai nostri tempi, ma nemmeno tantissimo, se solo penso ai fenomeni di razzismo oppure alla figura della donna nello sport e nella società. Racconti fondamentali per la crescita di ognuno di noi.
Mi sono documentato, mi sono commosso, e ho deciso di raccogliere le informazioni per infondere coraggio.
Dimenticare mai, ma solo in un modo, ossia traendone benefici e soprattutto parlarne tantissimo, perché senza le loro fatiche non avremmo mai potuto vivere tante imprese."
3) Come ci descriveresti quindi il tuo libro? Su quali aspetti umani e sportivi ti sei voluto soffermare di più?
"Una raccolta di emozioni in primis, perché la missione è sempre quella di lasciare un segno indelebile nel cuore di chi legge.
Ho analizzato le difficoltà della donna nello sport e nella società, l’assurda idea legata al colore della pelle, l’importanza di avere talento in qualcosa e sfruttarlo, la perseveranza sulle ali di colpi di scena.
Sono storie incredibili da raccontare e da analizzare in qualsiasi ambito."
4) In questo tuo libro hai parlato molto anche di alcuni aspetti sociali e umani, in particolare legati all'integrazione e alla parità di genere. Quanto pensi sia importante parlare di sport anche attraverso questi punti di vista e quanto ancora dovremo parlarne per poter finalmente un giorno vivere lo sport senza discriminazioni di qualsiasi tipo?
"Dovremmo parlarne appunto, e non nasconderci dietro un dito ogni volta, perché a mio avviso non si fa abbastanza. Vedo per esempio negli stadi ancora dei comportamenti indecenti, lo vedo per le strade, lo vedo nelle realtà lavorative.
Ecco perché, nonostante siano storie lontane da noi sul piano temporale, sono al tempo stesso vicine su queste tematiche davvero forti.
Lo sport ha un grande potere, e la storia ce lo insegna. Sarebbe da sciocchi non far leva su questo meraviglioso ambito, proprio per scacciare tante assurde idee.
Ognuno di noi deve combattere come una vera squadra."
5) Ho poi una curiosità legata alle fonti e alla reperibilità di alcune delle vite degli sportivi di cui ci parli, visto che alcune sono veramente poco conosciute: penso a quella di Boland, Revithi, ma anche del nostro Airoldi, storia affascinante che però in molti ignorano. Quanto lavoro, di ricerca e non solo, c'è stato dietro per cercare e poi mettere per iscritto queste bellissime storie?
"Bella domanda, mi piace tantissimo che tu abbia notato questo particolare.
Essendo appunto delle storie molto lontane, diciamo che il rischio di refusi è molto alto. Ho letto molti articoli di alcuni colleghi, addirittura in lingua inglese, francese e spagnolo, proprio per confrontare le fonti e fornire la versione autentica dei fatti.
Diffondere quindi il giusto messaggio, per evitare che queste bellissime storie finiscano nel dimenticatoio.
C’è stato quindi un grande lavoro…"
6) Hai qualche aneddoto o episodio particolare legato ad uno o più personaggi che ci citi in questo racconto?
"La prima cosa che mi viene in mente è la storia di Betty Robinson, l’oro olimpico nei 100 m in carica che sale a bordo di un biplano, per poi…
Andate a scoprirlo voi nei dettagli del libro."
7) Infine i tuoi progetti futuri? Hai per caso un quarto libro in cantiere? Se vuoi e puoi dircelo naturalmente.
"Di progetti tantissimi, così come le idee che non mancano e non mancheranno mai.
Allo stato attuale però nulla di concreto, perché è giusto spingere con tutte le mie forze questo mio terzo libro.
Ti confesso però che piacerebbe scrivere una bella biografia di un atleta."
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