Quattro chiacchiere con gli scrittori: Annibale Gagliani e il suo libro "Sentenza Zidane. Empireo e tenebra di un 10 in rivolta"

    Questa domenica tornano gli articoli di approfondimento sul blog Culturalmente Sport. Oggi in particolare, dopo circa un mese di pausa, torna la "rubrica" denominata "Quattro chiacchiere con gli scrittori", con cui vi racconto, attraverso la voce degli autori, i loro libri e racconti che trattano di argomenti sportivi e che reputo particolarmente interessanti. 

    Oggi vi parlo del giornalista, collaboratore della rivista "Contrasti" e scrittore Annibale Gagliani, che ho avuto il piacere di intervistare negli scorsi giorni e che recentemente ha pubblicato, con l'editore Battaglia Edizioni, il libro intitolato "Sentenza Zidane. Empireo e tenebra di un 10 in rivolta". Continua, quindi, la nostra collaborazione con l'editore imolese che Culturalmente Sport vuole ringraziare, ancora una volta, per questa ennesima opportunità fornitaci. 

    Tornando al libro, questo è un interessantissimo racconto in cui Gagliani ci narra, attraverso un vero e proprio processo, di pura fantasia, in cui mette sul banco degli imputati il Dio del calcio Eupalla, nome che gli fu dato dal mitico giornalista Gianni Brera, la carriera e la vita, ma soprattutto i tormenti interiori e i momenti di "follia" del calciatore francese, pallone d'oro del 1998 e campione d'Europa, oltre che del Mondo, con la Nazionale Francese, Zinedine Yazid Zidane. Lo fa attraverso le testimonianze, scrittori, artisti e musicisti vivi e non, tra i quali spiccano i connazionali di "Zizou" Albert Camus e Charles Baudelaire, ma anche attraverso la voce di giornalisti sportivi italiani di spicco, come Riccardo Cucchi, Bruno Pizzul, Franceso Repice, Roberto Beccantini e Massimo Callegari. Questi cercano di "discolpare" dai suoi "peccati" e dai suoi momenti no il numero 10 transalpino, fuorviato durante la sua carriera dalla divinità calcistica per eccellenza, invidiosa del suo immenso talento e della sua grande bontà d'animo.

Ho scelto di porre ad Annibale, che ringrazio per l'infinita disponibilità, 6 domande che potessero descrivere al meglio il suo ultimo libro, ma anche la sua passione per la scrittura e per il suo lavoro di giornalista, ma anche per lo sport e per la cultura.

Qui di seguito vi propongo l'intervista completa.

Per iniziare raccontarci brevemente qualcosa della tua passione per la scrittura e della tua attività di sport writer, giornalista e collaboratore della rivista "Contrasti".

Il mio primo approccio con questa tipologia di narrazione arriva con "Rompipallone.it" nel 2016, testata o sito di contenuti a sfondo calcistico che all'epoca si era staccato da La Gazzetta dello Sport creando un suo spazio molto seguito, anche tutt'ora, pure su Facebook, da oltre un milione e duecentomila follower o giù di lì. Ho iniziato a collaborare con loro e avevo proposto di fare dei video che relazionassero il calcio alle arti: come per esempio il video del goal proprio di Zinedine Zidane a Glasgow il 15 maggio del 2002, quella meravigliosa girata, con sottofondo la poesia "A una passante" di Charles Baudelaire e Fryderyk Chopin come accompagnamento musicale. Un'altra situazione molto carina poi fu quella di relazionare il goal di Arjen Robben al Manchester United all'Old Trafford, quello in girata, bellissimo, ai dipinti di Vincent Van Gogh e tantissimi altri video di questo genere. Poi ad un certo punto questa "rubrica" che avevo si è spostata su "Calcio in provincia" e quindi poi sono uscite cose veramente molto particolari con la musica popolare e i "sapori" proprio della provincia. 

Questa cosa poi me la sono sempre portata dietro, fino alla collaborazione con "Contrasti", rivista prima in orbita di Sport Mediaset e ora del Guerin Sportivo, dove ad un certo punto ho creato anche un articolo con il centrocampo ideale: regista Pirlo in relazione alla musica di Chopin, centrocampista Iniesta in relazione a David Bowie, trequartista Zidane in relazione sempre a Baudelaire, ma con un respiro un po' più ampio e poi anche Vidal in relazione a Salvador Allende e alla liberazione ideale del Cile. Voglio citare poi un altro pezzo di questo tenore con protagonista Mario Mandzukic, che sviluppava la sua storia attraverso la poesia di Ezra Pound "Il cervo bianco". Ho prodotto e scritto tanto da questo punto di vista ma i due principali momenti sono stati la collaborazione con "Rompipallone" e "Contrasti" che mi hanno portato poi a scrivere questo mio primo libro.

Inoltre ho intrapreso anche un master, tempo fa, organizzato da La Gazzetta dello Sport e Sky, a Napoli e ho avuto come docenti Francesco Repice, Riccardo Cucchi, Paolo Condò, avendo poi modo di confrontarmi anche, per un evento pubblico, con Roberto Beccantini. Ho iniziato poi la collaborazione con "Treccani" e mi era stata assegnata la possibilità di analizzare il linguaggio dei radiocronisti e telecronisti per un articolo e lì sono entrato anche in contatto con Massimo Callegari e Bruno Pizzul. Questo per spiegarti anche perché ho chiamato queste persone, che sono state miei docenti o con cui ho collaborato in passato e sono diventati diciamo "amici", per intervenire all'interno del mio libro "Sentenza Zidane", creato appunto non solo con le diverse suggestioni del passato ma anche grazie a questi rapporti che ho stabilito nel corso degli anni.

Parlando, invece, del tuo ultimo libro, intitolato "Sentenza Zidane. Empireo e tenebra di un 10 in rivolta", quale è stata l'idea di base dalla quale sei partito per raccontare attraverso la voce "critica" di scrittori, artisti, uomini di cultura e giornalisti, viventi e non, la carriera di uno dei più grandi talenti della storia del calcio, cioè Zinedine Zidane?

Un giorno mi sono ritrovato con Lorenzo Battaglia, di Battaglia Edizioni, che mi aveva chiesto di scrivere un libro, ma non mi aveva ancora indicato su cosa e nemmeno io avevo idea dell'argomento su cui scrivere un racconto. Lorenzo, però, aveva letto delle cose che io avevo scritto su "Contrasti" e quando ci siamo incontrati e confrontati mi ha detto che gli era piaciuto da morire questo articolo su Zidane e Baudelaire, così questa ha iniziato ad essere un'idea vera e propria. 

L'unico problema è che io non volevo scrivere la solita biografia, seppur la vita di "Zizou" sia densissima di avvenimenti strepitosi, poiché lui ha toccato il cielo con un dito tante volte ma ha avuto anche tante cadute e subito tante critiche. Ha dovuto sorreggere una pressione incredibile già da giovane e fino all'ultimo giorno della sua carriera, con la famosa finale di Berlino. Questa cosa quindi è già interessante, come lui, ma anche tanti altri campioni abbiano subito tutta questa pressione, un po' figlia di un "istinto", se così possiamo dire, dovuto alle periferie marsigliesi nelle quali è cresciuto, ma anche un po' figlia del suo essere uomo di valori, aldilà delle convenzioni. Inoltre la sua particolarità si sviluppa fuori dal campo, poiché lui è veramente una figura monastica, non si trova mai nulla di particolare su di lui, ma ogni tanto capita che lui dia sfogo a questi tormenti interiori che ha. Per questo era la figura ideale sui cui scrivere un libro che potesse poi relazionarsi alla letteratura o alla musica

E' stato, quindi, veramente automatico sposare la causa di Zidane con quella dello scrittore Albert Camus, perché sono molto simili, oltre ad essere tutti e due di origine algerina. Poi tutti quelli che io chiamo a raccolta, il poeta Baudelaire, il cantautore Jacques Brel, lo scrittore Louis-Ferdinand Céline e il pittore Caravaggio hanno tutti dei punti in comune molto forti con il calciatore francese. Ho poi pensato ad un processo perché, devo essere onesto, sto scrivendo per dei progetti cinematografici delle cose che hanno a che fare con l'ambito giuridico, della criminalità, ecc. e quindi, avendo questa facilità di scrittura e di immaginazione per delle scene che riguardano un'udienza mi son detto: "è arrivato il momento di processare il Dio del calcio" . Perché, diciamoci la verità, ci eravamo un po' stancati di questa divinità che dà troppi scudetti alle grandi squadre e troppo pochi alle provinciali, troppe Champions League al Real Madrid e via discorrendo. In particolare poi, usando un espediente, questo Dio del calcio, cioè Eupalla, mi dava l'impressione veramente di essersi accanito sulla carriera di Zinedine perché in ogni fase di questa c'è sempre stata una gatta da pelare e un qualsiasi altro calciatore che non abbia un grammo della personalità che aveva il transalpino non sarebbe riuscito a sorreggere tutta questa pressione. Cito, per esempio, le accuse di doping o i primi fischi a Madrid, che sono alcune di tante vicende che hanno dimostrato come lui fosse un sergente di ferro dall'animo buono, anche se tormentato, dotato di due spalle larghissime per competere nel mondo del calcio.

Come nasce, invece, la passione proprio per un calciatore come Zinedine Zidane? Ti porti dietro fin da bambino questo amore per il calciatore francese? 

Mi sembra molto chiaro che io vengo da un passato da tifoso proprio di strada, in un periodo in cui a casa mia non c'era la possibilità di avere un abbonamento per guardare le partite e quindi riuscivi, magari, solo a carpire qualcosa durante i match in chiaro in Tv o li sbirciavi in qualche bar o in qualche sala giochi. Il mio calcio, il nostro calcio, quindi si sviluppava principalmente per strada e quindi la maglia o la figurina del calciatore eccezionale o più importante di quel momento diventavano un cimelio da avere quasi a tutti i costi. In quel periodo storico, chiaramente, i più importanti e più forti in assoluto erano Zidane, Ronaldo "Il Fenomeno" o Del Piero, però in particolare i primi due erano quelli che, come gesto, gesto autentico in campo, creavano delle giocate spettacolari. Credo, infatti, che entrambi questi due giocatori abbiano creato le giocate più iconiche della storia recente del calcio: la "ruleta" o le veroniche e i controlli del francese, il doppio passo e l' "elastico" del brasiliano. 

Io poi  mi sono ritrovato per questioni familiari più vicino ai colori bianconeri, perché, nonostante mio padre non seguisse molto il calcio, avevo una sorta di, chiamiamolo, "zio" da parte di mia madre molto appassionato della Juventus che mi ha trasmesso diciamo la curiosità. Mi ha fatto poi anche un regalo, che si scopre nel libro, il quale mi ha incuriosito sempre di più. Grazie poi a Francia '98, ma soprattutto grazie ad Euro 2000, che mi ricordo molto bene, in particolare le partite della Francia e dell'Italia, poiché ebbi occasione di vederle tutte, mi impressionò l'eleganza, l'espressione e la purezza del tocco di "Zizou". Per noi poi che sognavamo di fare i calciatori per strada, studiavamo il calciatore transalpino, le sue mosse, il suo modo di accarezzare il pallone e ci sembrava quasi, veramente, un'artista, un poeta, uno che ci sapeva fare con quella "donna" chiamata palla. Da qui, quindi, a voglia di imitarlo perché aveva degli "effetti speciali" incredibili con i piedi.

A proposito di "Zizou", ti è mai capitato di poterlo vedere dal vivo, di parlarci magari?

L'ho visto giocare dal vivo, credo che fosse il Settembre del 1999, durante un Lecce-Juve, che finì 2-0 per i padroni di casa e lui non giocò una grande partita, devo dirlo. Fu piuttosto ordinaria la gara di Zidane contro quel Lecce allenato da Alberto Cavasin che sconfisse la Juventus, ma ebbi comunque l'opportunità di vederlo sul terreno di gioco. Poi ho avuto modo di vedere lui da allenatore nell'Aprile del 2018 a Torino, allo Juventus Stadium, quando il Real Madrid vinse 3-0 contro i bianconeri, in quel match in cui Ronaldo ci fu la famosa rovesciata. Io poi ero anche molto vicino alla panchina e vidi chiaramente il gesto del francese che si mise le mani in testa per quel goal incredibile e lì riesci anche a comprendere l'umiltà, anche da allenatore, di esprimere una emozione come se fosse un tifoso qualunque, nonostante di gesti tecnici del genere anche lui ne ha fatti tanti in campo. Quindi in queste due circostanze lo vidi dal vivo, anche se non sono state grandi gesta, diciamocelo. 

A livello televisivo, però, mi ricordo, alcune cose in particolare: la semifinale di Euro 2000 contro il Portogallo con il golden goal decisivo su rigore e il video delle sue strepitose azioni, che credo sia uno dei più visti su Zidane insieme a quello di Brasile-Francia del 2006 e anche il goal contro il Bayer Leverkusen nella finale di Champions del 2002, con la faccia di mio padre, che nonostante non fosse un grande appassionato di calcio, restò sorpreso da quel gesto tecnico eccezionale e l'urlo di Bruno Longhi, che come un telecronista brasiliano urlò "goal, goal. goal", rimanendo esterrefatto da quella  giocata. 

Ad Agosto dello scorso anno uscì su questo blog e sulla pagina di CulturalmenteSport l'intervista realizzata a Mario Lorenzo Passiatore di Calcio Totale, autore del libro "Sulla giostra di Zděnek. Lecce e la stagione dei record". Se non ricordo male tu hai scritto proprio l'introduzione di quel racconto: puoi parlaci del perché di questa scelta e del tuo rapporto con Mario o Calcio Totale?

Spesso come esperienza di campo sono stato inviato allo Stadio Via del mare di Lecce, dal 2017 fino al 2020, quindi conosco molto bene quella realtà e tra l'altro la famosa stagione con Zeman in panchina la feci da abbonato allo stadio, in Curva Nord. Sono, quindi, molto vicino alle questioni giallorosse, anche perché io ho studiato e vissuto a Lecce, abito inoltre a 4 km da questa città, quindi per me è stato molto semplice parlare di questa squadra. Avevo e ho, inoltre, molte amicizie nella società, nella proprietà del Lecce e con tante figure che hanno lavorato insieme a Zeman, tra i quali il "famoso" medico Peppino Palaia. Ho avuto, quindi, la possibilità di carpire tanti ricordi, anche in delle serate sportive di vario tipo e quindi queste cose le ho tenute dentro di me, anche quello che ho potuto percepire del gioco dell'allenatore boemo. Calcio Totale poi è una realtà di narrazione sportiva che apprezzo e stimo molto, inoltre con Mario Lorenzo abbiamo fatto nel 2015 il Workshop di Sport Italia nel 2015, classificandoci tra i primi dieci. Lui è anche di Manduria, paese non molto lontano da casa mia e si è creato, quindi, questo rapporto di amicizia. 

Quando poi loro dovevano pubblicare il loro primo libro e non riuscivano a trovare un editore io gli consigliai proprio Battaglia Edizioni, perché mi sembrava la scelta giusta: sono stato, diciamo, un po' il "cupido" della situazione. Ecco perché per ringraziarmi di questa cosa mi hanno chiesto di realizzare la presentazione di "Sulla giostra di Zděnek. Lecce e la stagione dei record" e io ho cercato di scriverla attraverso un acrostico che fosse il nome e il cognome di Zeman, cioè "ZZ", partendo quindi dalla lettera Z. Ho sviluppato così vari aneddoti, cominciando da "Zona 167", che era la periferia di Lecce, per raccontare il rapporto di Zeman con la città salentina. Un rapporto che, seppur breve, ha lasciato il segno ed è stata una delle annate più ricordate, nonostante fu particolare, con una salvezza molto sofferta, ma veramente molto divertente e da non dimenticare mai. In questa maniera è nato il tutto.

Infine riguardo ai progetti futuri? Sempre legati al calcio e alla cultura magari? Se puoi e vuoi dircelo naturalmente. 

Diciamo che, al momento, non c'è nessuna idea in cantiere. Questo potrebbe rimanere, probabilmente, anche l'unico libro di questo tipo, a meno che non arrivi qualche proposta irrinunciabile. Ti dico però una cosa che mi domandarono durante la presentazione del libro a Padova in cui, a prescindere dai progetti futuri, mi fu chiesto "tu in futuro di quale sportivo scriveresti?". Così, pensandoci, sono uscite un po' di idee: per esempio Mario Mandzukic, di cui ti ho detto prima, che mi piace molto come figura e non solo come calciatore, poiché fu uno di quelli che dopo la prima presentazione fatta alla Juve poi non ha più parlato, non ha avuto più rapporti con i giornalisti e non si è più sentito nulla di lui. Quindi una persona molto schiva, seppur si sia prestato per qualche gag sui social del club bianconero, come "No good" e simili. Inoltre lui è un personaggio veramente molto particolare, ha anche a casa un carlino, un cane che si coccola moltissimo e pubblica molte foto insieme a lui, quasi come fosse una "tenera ragazzina" se vogliamo: quindi è una figura veramente enigmatica e "sfuggevole".  

Un latro nome che poi è uscito fuori è stato quello di Toni Kroos, un calciatore molto interessante per quello che sta facendo perché non permette alle multinazionali di articoli sportivi di determinare l'abbigliamento che deve indossare. Infatti lui calza delle scarpe molto semplici, giusto con il logo dell'azienda sportiva e percepisce solo 20.000 €, per poi devolverli tutti in beneficienza. Inoltre è uno che non le manda a dire mai sulle cose e ha già molti nemici nel mondo del calcio. E', quindi, una figura vera e pura, che sicuramente, come lo è stato Zidane, ma come è anche Mandzukic, mi piace molto. Questo perché io sono attratto moltissimo da questi calciatori qui che non vanno per il sottile e che se si rendono conto di essere nel giusto magari fanno anche delle cose impopolari o magari "brutte", senza pensarci troppo. Quindi è questo il viatico, "belli e e dannati" quasi, come dicevi tu, popolari nel senso buono del termine, intesi come gente di provincia con dei valori che non si "prostituisce" a un meccanismo di globalizzazione diventando una macchina da soldi, se in un futuro decidessi di scrivere ancora di calcio. 

Chiudo poi, dicendo, che per esempio Zidane, di recente, ha rifiutato nuovamente il PSG, il che dimostra come lui abbia due o tre valori: come l'amicizia con Florentino Perez, presidente del Real Madrid e il suo essere marsigliese o tifoso del Marsiglia, nonostante lui non abbia mai giocato con questo club, ma è comunque uno dei primi tifosi dell'Olympique. Questo dimostra come il francese abbia dei paletti, diciamo, a livello di rapporti personali che non vuole oltrepassare, mentre oggi, come sappiamo, non è più così e il Dio denaro è sempre più importante di tutto. Yazid e gli altri citati sopra, invece, dimostrano di avere tanto altro.

Ringrazio ancora una volta Annibale per la sua grande disponibilità e simpatia, gli auguro, quindi, un grande in bocca al lupo per il suo nuovo libro e per i suoi prossimi lavori, nella speranza che anche in futuro potremmo ritrovarci a parlare nuovamente di calcio, di sport e di cultura.

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