L'importanza della "Cultura Sportiva"

(Immagini tratte da sportagainstviolence.com & 1000a0.org) 

    Questa domenica tornano gli articoli di approfondimento sul mondo dello sport e della cultura sul blog CulturalmenteSport. Oggi, in particolare, voglio parlarvi di un argomento che dovrebbe essere di fondamentale importanza nel mondo delle attività sportive, ma che troppo spesso viene sottovalutato. Si tratta della cosiddetta “cultura sportiva”, un termine che solitamente sta ad indicare un complesso di cognizioni, tradizioni e procedimenti tecnici, ma anche dei tipi di comportamento, di mentalità e di educazione che fanno parte del patrimonio di conoscenze riguardanti il mondo dello sport. Intendo qui con la parola sport, utilizzandola nel suo uso più generale, come un insieme di gare o di esercizi compiuti individualmente o in gruppo in modo agonistico, oppure per svago o per sviluppare capacità motorie.

COME FARE E NON FARE "CULTURA SPORTIVA"

    Sinteticamente, quindi, potremmo definire la "cultura sportiva" come ciò che ci permette di avvicinarci allo sport con un atteggiamento corretto e leale. Così facendo dovremmo, allora, sostanzialmente cambiare la nostra mentalità, spesso incentrata sul puro agonismo e sulla ricerca della vittoria a tutti i costi. Se vogliamo ragionare diversamente però ed essere capaci di assumere, mantenere e diffondere una corretta "cultura sportiva", quindi essere degli sportivi "acculturati", passatemi questo termine, dovremmo cominciare a capire che la prestazione sportiva, che sia nostra o della nostra squadra, è spesso più importante del risultato. Così facendo ci possiamo anche rendere conto dei nostri limiti o di quelli del team, in modo tale da cercare di migliorare la prossima volta, non commettendo magari gli stessi errori. Questo perché in una partita o in una competizione  in generale si può perdere, semplicemente, per un validissimo motivo: l'avversario è più forte di noi o della nostra squadra. Bisogna, quindi, saper riconoscere il valore dei nostri sfidanti e accettare la sconfitta, anche se questo può sicuramente "fare male" o dare fastidio. Il famoso "terzo tempo", sviluppato soprattutto nel rugby e che ora si sta cercando di "inserire" anche in altri sport, il quale prevede un "pacifico" incontro nel dopo gara tra le due squadre avversarie, visto come un momento di gioia e convivialità, è sicuramente uno dei più vividi esempi dei lealtà sportiva e accettazione del risultato del campo. Inoltre dobbiamo anche riuscire a capire che la vera essenza degli sport che pratichiamo o che vediamo praticare non ha nulla a che vedere con le sue implicazioni di carattere economico o politico che spesso, invece, finiscono per snaturare la loro natura. 

    Bisogna, quindi, trasferire e trasmettere determinati valori per fare "cultura sportiva". Questi sono anche il rispetto delle regole, della puntualità, degli ambienti di gioco, delle scelte dell'allenatore, dei compagni, dell’arbitro, degli avversari, che devono essere rispettati in modo leale, senza discriminazioni o violenze (il famoso fair play). Si devono diffondere poi anche il senso del sacrificio, del duro allenamento, della fatica e dell'impegno costante. Valori che troppo spesso, invece, si tende a dimenticare, cercando delle "scorciatoie" poco lecite per danneggiare l'avversario o ottenere più velocemente dei risultati.

    Non si può, però, pretendere che tutto questo venga fuori dal nulla, bisogna costruire questa "cultura" giorno per giorno, utilizzando tutti i  mezzi che si hanno a disposizione per far capire, soprattutto ai più giovani, l'importanza fondamentale del divertimento nel gioco e nello sport, nel rispetto però delle regole, che vanno vissute in maniera corretta. I regolamenti vanno, quindi, accettati per quello che sono e per come sono. Va da se, quindi, che la serie di regole in esso comprese devono essere rispettate da tutti, senza barare, ecco allora che queste non diventano solo importanti per il "gioco", ma diventano anche una essenziale forma di insegnamento ed assumono un valore pedagogico di altissimo livello.  Vengono così trasmessi anche quei "famosi" valori di cui vi ho detto prima, che sono poi molto importanti anche per la formazione educativa dell'individuoPer fare ciò, però,  bisogna anche combattere ed eliminare tutti i modi illeciti che possono essere usati e non scendere mai a compromessi. Inoltre la vittoria non va perseguita come fine unico della pratica sportiva, non bisogna ricercarla a tutti i costi, ma bisogna anche saper perdere e accettare la superiorità dell'avversario. Quando si è tifosi, quindi, va anche compreso che i supporters avversari hanno lo stesso diritto di sostenere il proprio campione come lo abbiamo naturalmente anche noi e che la sconfitta va accettata serenamente e sportivamente semplicemente perché è uno degli esiti possibili di una gara, così come lo è la vittoria o il pareggio (se previsto). 

    Di contro, quindi, non si trasmette "cultura sportiva" quando vi è anche una limitata pratica sportiva, cioè siamo più tifosi che praticanti e quindi pensiamo di conoscere bene il nostro sport, ma invece non è così. Questo perché se non lo viviamo fino a fondo spesso non siamo in grado di giudicare quello che avviene con occhio critico e giudizioso. Inoltre anche una limitata attenzione per gli sport cosiddetti "minori" non ci aiuta ad essere degli sportivi "acculturati", cosa che avviene soprattutto nel nostro paese, dove il calcio troppo spesso viene visto dalla maggioranza come lo sport più importante e tutti gli altri (pallacanestro, pallavolo, rugby, tennis, ciclismo, nuoto, atletica, ginnastica, solo per citarne alcuni) sono tuttalpiù trascurati sia politicamente che finanziariamente, ma anche culturalmente. Anche un tifo troppo esagerato per la nostra squadra del cuore, quella per cui facciamo il tifo da sempre, che ci impedisce di accettare una sconfitta in modo sereno e coretto, è identificabile come un comportamento non corretto dal punto di vista della cultura sportiva, così come una ricerca della vittoria a tutti costi, sia nello sport dilettantistico che professionistico. Questa spasmodica smania di vincere, infatti, ci fa spesso accettare dei compromessi del tutto antisportivi, di questo il più grave e è sicuramente l'assunzione di sostanze dopanti, giustamente proibite, che alterano le nostre prestazioni in una competizione sportiva.

   Lo sport ha iniziato ad assumere una rilevanza sempre maggiore negli ultimi 50 anni circa, sia dal  punto di vista sociale, sia dal punto di vista economico, ma sicuramente anche politico. Questa è stata una conseguenza del processo di evoluzione del processo industriale che ha permesso ai lavoratori di aumentare il loro tempo libero, da dedicare quindi ad hobby e occupazioni personali. Tra questi vi è sicuramente anche l'attività sportiva. Questa "influenza sportiva" è così arrivata ad allargarsi nella vita di tutti i giorni. Così facendo anche gli aspetti culturali legati al mondo dello sport sono diventati, via via, sempre più rilevanti, arrivando addirittura a condizionare i comportamenti sociali degli individui. Si è giunti, così, anche ad un rapporto sempre più evidente tra gli sport professionistici e l'economia, che spesso non ha influenzato positivamente la pratica sportiva (soprattutto nell'ambito delle scommesse). Ai nostri giorni si sta cercando, quindi, di tornare ad uno sport più "pulito" e più “sano”, ma non sempre è così facile in un mondo sempre più politicizzato e pieno zeppo di interessi economici. Bisognerebbe, dunque, tornare ad uno "sport delle origini", che si basava su valori come la lealtà e la correttezza, ma fino a quando ci saranno delle implicazioni di carattere economico così forti sarà molto difficile  eliminare gli interessi finanziari e politici che governano ormai gran parte del mondo sportivo. 

    Parlando e trasmettendo ai giovani, che non sono ancora completamente coinvolti o addirittura estranei agli interessi di tipo economico e politico, determinati principi e valori sportivi si possono, però, a poco a poco, senza scoraggiarsi di fronte ad atteggiamenti sbagliati, anzi insegnando quelli giusti, cominciare a cambiare le cose. Un esempio che dovrebbe partire, in primis, dai genitori che accompagnano i figli a svolgere l'attività sportiva, i quali troppo spesso si lasciano andare ad atteggiamenti sbagliati e troppo focosi, che sicuramente non passano inosservati agli occhi dei ragazzi. Lo sport, infatti, deve essere visto come uno strumento importante per accrescere e indirizzare il bambino verso determinati comportamenti che lo formeranno, non solo come sportivo, ma, cosa ancora più importante, soprattutto come uomo e saranno basilari anche nel corso della sua esistenza. Ecco perché si dovrebbe cominciare a trattare tutti con gentilezza, dai compagni fino agli avversari, ringraziare sempre per un aiuto ricevuto, oltre che stringere la mano all'altro contendente o al direttore di gara, evitando di aggredirlo verbalmente o fisicamente, anche dopo una cocente sconfitta. Questi sono atteggiamenti fondamentali che dovrebbero far parte del bagaglio di crescita personale e culturale di ciascuno sportivo o sportiva, ma anche di qualunque uomo o donna e quindi, in fin dei conti, di ciascuno di noi. 

Bibliografia e sitografia:

- Flavio Tranquillo, Lo sport di domani. Costruire una nuova cultura, Torino, Add Editore, 2020
- unvs.it/Cultura-Sportiva
- npgfootballaccademy.it/aspetto-educativo-e-cultura-sportiva

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