Quattro chiacchiere con gli scrittori: Mario Lorenzo Passiatore e il suo libro "Sulla giostra di Zděnek. Lecce e la stagione dei record"



    Quest'oggi tornano gli articoli di approfondimento sul blog CulturalmenteSport. Oggi in particolare vi ripropongo una "rubrica" a cui tengo molto e che già in passato vi ha tenuto compagnia già diverse volte. Si tratta di "Quattro chiacchiere con gli scrittori", con cui voglio raccontare, attraverso la voce degli autori, i loro libri e racconti che trattano di argomenti sportivi e che reputo particolarmente interessanti. 

    Oggi vi parlo del giornalista sportivo e fondatore della community social Calcio Totale (insieme a Simone e Claudio Ruggeri), Mario Lorenzo Passiatore, che ho avuto il piacere di intervistare negli scorsi giorni e che, a breve, pubblicherà, con l'editore Battaglia Edizioni, il suo primo libro "Sulla giostra di Zdeněk. Lecce e la stagione dei record". Continua, quindi, la nostra collaborazione con l'editore imolese che Culturalmente Sport vuole ringraziare per questa ennesima opportunità fornitaci. Tornando al libro, questo è un interessantissimo racconto, ricco di ricordi, aneddoti, testimonianze e storie, sulla squadra di calcio del Lecce, in particolare su quello della stagione 2004-2005, guidato in panchina dal famosissimo tecnico Zdeněk Zeman.

    Il racconto raggruppa le testimonianze di giocatori, membri dello staff, dirigenti, giornalisti e dell'ex presidente della squadra salentina, Quirico Semeraro, cercando di ripercorrere, attraverso il loro punto di vista, la fantastica stagione vissuta con in panchina l'allenatore ceco Zeman. Costui, infatti, fu artefice di una delle stagioni più folli e meravigliose del club leccese in serie A: da quando sono stati introdotti i tre punti nel massimo campionato italiano, non era, difatti, mai successo che la peggior difesa del torneo si salvasse dalla retrocessione, registrando però anche il secondo miglior attacco del campionato. Una stagione incredibile, ma anche controversa e complessa quella del Lecce 2004-2005 che Passiatore ci racconta con passione ed entusiasmo.

    Ho scelto di porre a Mario Lorenzo, che ringrazio per l'infinita disponibilità, sette domande che potessero descrivere al meglio il suo ultimo libro e il suo blog Calcio Totale, ma anche la sua passione per la scrittura, per il calcio e per le sue grandi storie, in particolare per quelle inerenti proprio il calcio del Sud Italia.

Qui di seguito vi propongo l'intervista completa.

Da quanto tempo scrivi di calcio e storie sportive? Come nasce questa tua passione giornalistica e di football writer?

Il mio è un percorso diciamo lineare, anche se in realtà poi non lo è così tanto, simile a quello di tutti coloro che si approcciano alla professione. Si comincia a scrivere un po' per gioco, un po' per scherzo durante il liceo. Inizio, poi, il percorso di giurisprudenza e dà lì in poi comincio a collaborare con i primi giornali online, direttamente da casa mia. Prima, quindi, scrivo per queste testate online e poi con "La Voce i Manduria", il giornale locale del mio paese, Manduria appunto, in provincia di Taranto, per cui seguivo la squadra locale, principalmente in promozione ed eccellenza. La seguivo in casa e in trasferta, spostandomi spesso anche con loro, per commentare le gesta dei ragazzi, che solitamente erano miei coetanei. Durante l'università, quindi, ho cominciato a scrivere, a raccontare le gesta dei miei amici, avevo anche una rubrica su RTM News, che si chiamava "Triplice fischio", in cui raccontavo il pre partita in radio e il post gara in TV e durante la settimana me ne occupavo per il giornale. Da lì in poi, quindi, comincia questa passione, già presente precedentemente, per la scrittura e il giornalismo, dopodiché finisco l'università a Lecce e decido di andare a Milano per il master della 24ORE Business School. Faccio poi anche uno stage a Sky Sport, a Sky Motori, a cui seguono una serie di collaborazioni con loro per tre o quattro anni. Proprio durante questo periodo, insieme a due ragazzi del mio paese, Simone e Claudio Ruggeri, decidiamo di creare una pagina, una community, chiamata, appunto, Calcio Totale

Parlaci allora proprio di questa community, "Calcio Totale", presente anche sui principali canali social, in cui vi occupate di storie calcistiche, ma non solo. Cosa puoi dirci a riguardo?

Calcio Totale nasce inizialmente solo come una community Facebook. Il nostro pensiero era quello di creare un qualcosa che poteva romanzare lo sport e appassionare il lettore. Volevamo fare, quindi, un po' di storytelling sulle storie sportive, ma non solo, doveva esserci anche una natura sociale, che coinvolgeva anche le vite dei calciatori. Dopo qualche mese dall'inizio della nostra avventura apriamo anche una pagina Instagram e dopo due anni e mezzo circa, quasi tre, i riscontri hanno cominciato ad essere abbastanza importanti. 

Abbiamo anche un sito calciototale14.it diviso sostanzialmente in tre rubriche: "Calcio Totale Racconta", "Le Nostre esclusive" e "Storie di Periferia". La prima riprende e racconta anche altre storie che ci sono, in generale, sui social o in rete attraverso il nostro punto di vista; la seconda, invece, è una sezione dedicata sostanzialmente alle interviste che facciamo e l'ultima è la rubrica più vicina al sociale, diversa dalle precedenti, poiché riprendiamo anche delle storie del calcio dilettantistico di chi ce l'ha fatta, ma banalmente ce l'ha fatta a vincere le proprie paure, i propri timori, a raggiungere un obiettivo o completare una promessa fatta in passato. Recentemente per questa rubrica abbiamo fatto anche un evento, proprio a Manduria, dove abbiamo raccontato due storie legate alla disabilità, che poco c'entravano con il calcio, perché riguardavano due para-atleti, ma erano molto vicine al tema delle "Storie di Periferia". È quindi una sezione che naturalmente alimentiamo meno rispetto alle altre, perché è difficile trovare storie del genere, con la quale, però, ci piace toccare, ogni tanto, dei temi che sono molto vicini all'animo delle storie e meno magari all'aspetto sportivo. A settembre dell'anno scorso poi, ma soprattutto durate la fase del primo lockdown del 2020, abbiamo deciso di dare anche un'anima al nostro progetto: non utilizzare così solo i social come vero amplificatore, ma dare anche qualcosa in mano al lettore ed è così che è nata l'idea di un libro. Abbiamo lavorato, quindi, su di un'idea concreta, che possa essere utilizzata a 360° gradi, portando il nostro lettore da Facebook a Instagram direttamente in libreria o negli store online. 

Parliamo proprio di questo tuo o vostro, che dir si voglia, primo libro "Sulla giostra di Zdeněk. Lecce e la stagione dei record", in cui si narra la bellissima stagione 2004-2005 del Lecce di Zeman. Come è nata l'idea di questo racconto? 

Questa idea nasce perché volevamo raccontare la passione per il calcio al Sud Italia, questo era l'obiettivo, perché al Sud vi è una passione differente per il calcio rispetto a tante altre piazze. Questo senza nulla togliere naturalmente al Nord perché ci sono delle "isole" diverse, come Bergamo o Brescia, che vivono questo sport in maniera passionale tanto quanto piazze come Reggio Calabria, Bari, Lecce, Palermo, ecc. Lecce, in particolare, è una piazza molto vicina a noi che siamo a Manduria, anche dal punto di vista geografico. Il Lecce di Zeman poi perché ci sono dei record nei record. Quella squadra fece il miglior punteggio della storia del club in Serie A da quando ci sono i tre punti: 44 punti il Lecce non li aveva mai fatti. Soprattutto però è una stagione unica nella storia della Serie A, poiché non era mai successo che la peggior difesa del torneo si salvasse. Analizzando poi i numeri di quel campionato si scopre però che oltre ad essere la peggior difesa, i salentini erano anche il secondo miglior attacco dietro la Juventus, il che giustifica quel risultato. Fu inoltre una stagione incredibile per tanti aspetti, perché bella nella sua complessità. I giallorossi pur con il record di punti si salvano comunque, per assurdo, all'ultima giornata e l'ultimo mese è un finale veramente da film, al cardiopalma. 

Ci sono tante dinamiche importanti quindi. Quel campionato poi è particolare perché finisce nel filone di Calcipoli, per tutte le vicende che sono poi accadute e per gli strascichi che ci sono stati. Noi però abbiamo provato a dare una chiave differente, ci siamo detti: partiamo dall'esterno e poi pian piano entriamo verso l'interno. Ci sono, quindi, nel libro oltre venti testimonianze. Siamo partiti dal racconto dei giornalisti, per poi passare a quello dello staff tecnico. Vi è poi anche una parte dedicata interamente al presidente Quirico Semeraro. La parte più corposa, dove lui ci racconta le emozioni, le sensazioni, ma anche poi gli incontri, gli scontri con Zeman, perché sono arrivati a scegliere il tecnico boemo, cioè tutte quelle dinamiche interne che magari noi, dall'esterno non conoscevamo. Poi vi è anche una parte, anche questa molto importante, dedicata al medico sociale della squadra, Peppino Palaia, che per trentanove anni è stato il medico del Lecce, che significa quindi più di un presidente, di un dirigente o di qualsiasi giocatore. E lui ha visto tutto, dalle promozioni alle retrocessioni, ha pianto, ha riso, insomma è un personaggio a tutto tondo, che sarà anche ospite del nostro primo evento in Salento, perché è un vero e proprio pezzo di storia vivente del club. Piano piano ci siamo poi addentrati nelle parte relativa ai giocatori, ci sono tredici giocatori, che ci hanno raccontato l'atmosfera che si respirava con Zeman come allenatore, i metodi di allenamento, quanto hanno sofferto, la dieta, la bilancia, le multe, cosa succedeva se non si rispettavano determinati parametri. C'è poi chi ci ha raccontato anche la prima settimana di preparazione atletica, c'è chi ha vomitato acqua, chi ha vomitato ansia, c'è chi non si è mai adatto, perché fare i famosi gradoni con sacchi di trenta chili sulle spalle non è una cosa del tutto "naturale" ed è sicuramente un metodo anacronistico. Il medico ci spiegherà anche che non è una cosa che si può e si poteva fare. Non è, quindi, un elogio incondizionato a Zeman, ma abbiamo provato a dare una fotografia attraverso le testimonianze di quello che è stato il bello e il brutto di quella stagione. Il gioco spumeggiante, le triangolazioni, le sedute tattiche a memoria, poiché per fare le cose in velocità i calciatori ripetevano tante cose a memoria, ma c'era da fare anche tantissimo sacrificio, dodici chilometri la mattina, per poi fare due ore e mezza di tattica il pomeriggio, erano sedute massacranti. Non tutti avevano quindi, le forze per reggere questo ritmo. Il filo conduttore è perciò sempre quello di voler partire dall'esterno per entrare all'interno, nella "stanza dei bottoni", all'interno dello spogliatoio quindi, per capire sofferenze e stati d'animo di quella stagione bella e complessa allo stesso tempo, tra mille dinamiche.

Potremmo dire, quindi, che una chiave di lettura molto importante di questa stagione e la sostanziale differenza tra l'attacco e la difesa nella squadra allenata dal tecnico boemo, che poi ha portato anche a delle frizioni all'interno del club, soprattutto dello spogliatoio, confermi?

Sì, infatti, è quella la chiave di lettura. Abbiamo parlato con Vucinic, Pinardi e tanta gente che è esplosa grazie a Zeman, che ci ha detto che si è divertita da matti grazie all'allenatore ceco, ma erano coloro che facevano parte della linea d'attacco. I difensori, invece, come Stovini, Cassetti e Paci, con cui abbiamo anche avuto modo di parlare, ci hanno detto che era tutto bello fino a quando le cose giravano: poi, però, dietro loro dovevamo coprire cinquanta metri di campo. Quando la palla andava lunga, infatti e la squadra avversaria li infilava, non venivamo aiutati dal ritorno di Vucinic, Pinardi e compagnia cantante, erano i difensori che dovevano tornare indietro, massacrandosi di fatica ed era veramente tosta. C'è, quindi, nel libro, il punto di vista sia della difesa che dell'attacco, ma anche del centrocampo ed è come aver sentito pareri di più squadre anche se alla fine era una sola. Zeman, infatti, curava solo l'attacco, non era solo un modo di dire, era realmente un modo di fare che tralasciava alla libera interpretazione alla linea difensiva. L'interpretazione del portiere poi è tutta un'altra storia, ancora più diversa.

Cosa vorresti lasciare ai lettori del tuo, del vostro libro? Quale importante messaggio vorreste arrivasse a coloro che leggeranno racconto?

Mi piacerebbe lasciar passare un messaggio chiaro: cioè che dietro ad ogni professionista c'è sempre un uomo, a prescindere poi dal compenso che un professionista prende in determinate circostanze, perché è inutile negarlo un atleta prende sempre tanti soldi, ma è pur sempre un uomo che soffre, piange e ride a seconda delle circostanze. In quella stagione poi viene proprio fuori l'aspetto umano di chi ha anche sofferto in determinate dinamiche e circostanze, ha chiesto quasi di fermarsi o addirittura ha chiesto la cessione, oppure ha fatto finta di stare male per un determinato momento perché aveva solo voglia di tirare il fiato. Dietro ad ogni vittoria, successo, ma soprattutto all'interno di uno spogliatoio, ci sono, infatti, tante dinamiche umane e tante relazioni, quindi non è sempre così scontato che i risultati vengano per forza in maniera automatica. Fare le cose per bene, infatti, non ti porta necessariamente a dei risultati certi ed acquisiti. 

Ci sono pure tante storie di, definiamoli, ragazzini, perché quel Lecce era formato da tanti ragazzi molto giovani, come Bojinov. In particolare la sua storia è tratta in maniera "delicata", perché arriva a Lecce senza niente, con un sacchetto di plastica dove lui aveva poche cose. Idem la storia di Vucinic, che lascia tutto e arriva in Puglia senza conoscere nulla, compresa la lingua. Era tra l'altro abituato a mangiare carne e non mangiava carboidrati. All'inizio poi non parlava quasi con nessuno, ma poi pian piano, anche grazie al dottor Palia e a tutte le altre persone che si sono presi cura di questi ragazzi, si è ambientato, si è integrato piano piano in quel sistema, come tutti gli altri giovani. Una cosa che non era per nulla facile da fare, perché il Lecce di quegli anni veniva da due vittorie consecutive nel campionato Primavera. Era una squadra guidata dal tecnico Roberto Rizzo che sfornava sì talenti in continuazione, ma dietro a questo c'erano tante dinamiche umane, che chi ha lavorato con quei ragazzi, ha dovuto curare in maniera minuziosa, visto che basta un attimo per far sbocciare un potenziale campione, ma anche vedere un giovane di talento che si perde per strada. È stato allora fondamentale il lavoro del team in quegli anni, poiché Lecce era diventato il polo principale del Centro Sud, non solo grazie al presidente Semeraro, al ds Pantaleo Corvino e all'allenatore della Primavera Rizzo, ma soprattutto grazie al lavoro dello staff e di coloro che lavoravano dietro le quinte per poter spingere i ragazzini a poter esordire in Serie A e a rimanere in quel contesto. Vi è, quindi, la storia di vita di tanti ragazzi che si confrontano in una realtà diversa: tanti di loro ce l'hanno fatta, raggiungendo il palcoscenico della Serie A e il professionismo, ma tanti no, perché noi facciamo tanti nomi durante il percorso della primavera e tanti di questi si sono "persi" in piccole categorie. Ecco, quindi, che viene fuori la storia umana e di vita di questi ragazzi.

C'è qualche episodio, in particolare, tra i tanti che ci racconti nel libro, a cui sei maggiormente legato, che ti ha colpito più di altri o che senti più vicino, che vuoi, se puoi, raccontarci?

Voglio riprendere due storie che sono state raccontate all'interno del libro da Rico Semeraro, che in quel momento era il presidente. Vi è, infatti, una sezione dedicata a lui, in cui ci parla dei grandi rimpianti e dei grandi successi della sua gestione, non solo della stagione 2004-05. Semeraro ci ha svelato che Valeri Bojinov doveva essere un giocatore del Chelsea e e ci ha raccontato di quando sono stati ospitati, insieme al procuratore Federico Pastorello, a casa di Roman Abramovic, presidente del club inglese che aveva appena acquisito la squadra in quella stagione. Fu una trattativa molto particolare, andarono a casa di Abramovic e con lui vi era anche il presidente del CSKA Mosca, Peter Kenyon, uno dei più grandi manager del calcio inglese: si presentarono con l'offerta del presidente, 15 milioni per Bojinov, che erano tanti soldi all'epoca, tutti in un'unica trance. Trattativa pressoché chiusa, perché non hanno fatto in tempo neanche a negoziare, poi però per ragioni "misteriose", perché poi magari, Semeraro ci spiega meglio, ci sono state delle influenze da parte degli intermediari, dei "procuratori", per colpa, diciamo, di una commissione extra large quell'affare, praticamente fatto, saltò. Valeri, poi, andò a giocare con la Fiorentina praticamente per gli stessi soldi, 13,5 milioni più la metà di Jaime Valdes, però sarebbe stato un elemento in più di prestigio cederlo al Chelsea piuttosto che in Italia.

Un altro aneddoto particolare, poi, sempre contenuto nel libro, riguarda Dimitar Berbatov, che il Lecce aveva praticamente acquistato grazie al lavoro di Corvino. Il bulgaro aveva sostenuto anche le visite mediche a Brescia con il medico dei giallorossi Carlo Pranzo. Era praticamente tutto fatto, poi per ragioni abbastanza oscure o comunque perché sembra che arrivò qualcuno per convincere il giocatore a firmare altrove, Berbatov saltò e non fu acquistato dal Lecce. Semeraro ci racconta che questo è il più grande rimpianto della sua carriera da presidente perché sappiamo tutti quello che l'attaccante bulgaro ha fatto, prima al Tottenham e poi al Manchester United, il giocatore che è stato, che è diventato. Ce ne sono tanti altri di aneddoti, come la sezione dedicata anche alla trattativa per David Sesa, però questi due li ho scelti perché raccontano bene l'incontro con i due giocatori e con il presidente dei Blues e poi voglio anche lasciare che gli altri racconti li scoprano i nostri lettori. Sono sicuro, infatti, che, in particolare, l'operazione di mercato che riguarda il calciatore poi andato al Napoli, strapperà più di un sorriso per come è stata condotta, ma soprattutto per come a volte le trattative di mercato si fanno davvero ovunque, in barca, al bar, per telefono, in qualsiasi situazione insomma. Inoltre spesso, come ci spiega sempre il presidente del Lecce, certe operazioni possono prendere la piega giusta o sbagliata anche per una parola detta al momento giusto o sbagliato, oppure per la mediazione di una persona piuttosto che di un'altra, prendono poi delle direzioni completamente differenti. Questa non riguarda la stagione di Zeman, ma è comunque legata al capitolo dei grandi rimpianti o dei grandi colpi di mercato che hanno legato il nome di Semeraro al Lecce. 

Progetti futuri? Avete altri racconti interessanti sul fantastico mondo del pallone che avete in mente di scrivere, pubblicare e farci leggere, se puoi dircelo?

Sì, anche perché è nata questa collaborazione con Battaglia Edizioni, che intanto voglio ringraziare a nome di tutto lo staff di Calcio Totale, soprattutto perché fin da principio ci hanno dato carta bianca per quello che abbiamo proposto. Ti dico poi, ci tengo a sottolinearlo, che il nostro progetto è nato non solo da me, ma anche da Simone e Claudio Ruggeri, come detto già prima e mi piace definirlo una "barca", dove poi sono "saliti" altri sette ragazzi, quindi lavoriamo giornalmente, costantemente ad esso e ci sono altre idee in cantiere. Definisco il tutto una barca perché dà l'idea di una cosa in costante movimento e ti fa immaginare anche qualcosa che ancora non si vede. Vogliamo, quindi, continuare a crescere, su Instagram, su Facebook, sul sito, ma anche sul canale YouTube, da poco introdotto, ma ci piacerebbe poi continuare sulla falsa riga di "Sulla giostra di Zděnek" provare a raccontare la passione del calcio al Sud in altre piazze. Abbiamo, quindi, un'altra idea per un libro, stiamo aspettando ancora per annunciarla, però riguarda un'altra piazza importante dl Sud e riguarda un'altra stagione bella nella sua complessità, avvincente, ma soprattutto ci deve essere un tema anche umano e di riscatto sociale che possa avvicinare il lettore, perché è questo quello che noi cerchiamo di trasmettere. 

Ringrazio ancora una volta Mario Lorenzo e tutti i ragazzi di Calcio Totale per la loro grande disponibilità e gli auguro un grande in bocca al lupo per il loro nuovo libro e per i loro prossimi lavori, nella speranza che anche in futuro potremmo ritrovarci a parlare nuovamente di calcio o dei loro scritti.

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