Quattro chiacchiere con gli scrittori: Luigi Della Penna e il suo libro "Il romanzo del Mudo"
Dopo qualche settimana di stop torno a scrivere anche sul blog CulturalmenteSport e devo dire che questa domenica sono particolarmente contento di farlo. Questo perché oggi inauguro una nuova "rubrica" , che spero possa tenervi compagnia sempre più spesso anche in futuro, chiamata "Quattro chiacchiere con gli scrittori". Con questa voglio raccontare, attraverso la voce degli autori, i loro libri e racconti che trattano di argomenti sportivi e che reputo particolarmente interessanti.
Partiamo oggi da Luigi Della Penna e dal suo libro intitolato "Il romanzo del Mudo", pubblicato nel 2020 da Gianluca Iuorio Urbone Publishing. Si tratta di un interessantissimo racconto sulla vita e la carriera di Juan Román Riquelme, storico numero dieci del Boca Juniors, visto anche in Europa con le maglie di Barcellona e Villareal.
Nel suo libro Luigi ci descrive, con grande accuratezza, colui che possiamo definire l'ultimo Diez che ha calcato il campo da gioco della Bombonera, tanto da riuscire a superare, grazie alla sua classe sopraffina e alle sue splendide giocate, addirittura il mitico Diego Armando Maradona.
Riquelme è stato, infatti, tra la fine degli anni Novanta e l'inizio del terzo millennio, il vero e proprio simbolo degli Xeneizes e della loro rinascita, trascinando la squadra di Buenos Aires alla conquista della Copa Libertadores per ben tre volte, diventandone anche il leggendario capitano. In questo libro le sue gesta sportive e le sue magie con il pallone tra i piedi si fondono in chiave epica, ma allo stesso tempo anche romanzesca, raccontandoci, in una escalation di emozioni, la fantastica carriera de El Mudo, attraverso le sue giocate e i suoi trionfi: alla fine vi sembrerà quasi di non riuscire a distinguere la realtà dalla finzione, così come accadeva in campo quando c'era Riquelme.
Ho scelto di porre a Luigi, che ringrazio per l'infinita disponibilità, cinque domande che potessero descrivere al meglio il suo libro ma anche la sua passione per scrittura e per il mondo del calcio sudamericano.
Qui di seguito vi propongo l'intervista completa.
Come nasce la tua passione per il calcio sudamericano e in particolare per Riquelme?
Ritengo che il calcio sudamericano sia un bacino di storie ancora inesplorato, una fonte ancora parzialmente vergine da poter "saccheggiare". Credo di essere affascinato, più che dal calcio in sè, dallo stile letterario utilizzato per raccontare, avvolgere la passione per il futbol. Non a caso, Eduardo Galeano e Osvaldo Soriano sono due dei miei autori preferiti. Riquelme mi ha fatto scattare la scintilla in occasione di un quarto di finale di Champions League del 2006, tra Villarreal e Inter: ballò un tango tra gli inermi centrocampisti nerazzurri.
Quale è stata l'idea di base dalla quale sei partito per raccontare la storia di uno dei giocatori più importanti della storia del Boca Juniors?
Innanzitutto ho cercato di raccontarlo in maniera adeguata, non canonica, come a volere accarezzare ogni suo gesto tecnico, in un saliscendi continuo di emozioni. Juan Román Riquelme è pura poesia: non è banale definire così il suo calcio, lui era davvero un artista con la pelòta, un giocatore determinato nelle giocate, le quali potevano superare la barriera dell'umana comprensione e sforare in qualcosa di superiore. Ogni giorno penso: sono riuscito a scrivere un buon libro e rendergli giustizia? È un pensiero che mi ossessiona, alle volte, più spesso del previsto.
Come descriveresti il tuo racconto? Su quale aspetti della vita e della carriera de "El Mudo" ti sei soffermato di più?
Mi piace definirla un'opera in fotogrammi emozionali, mi spiego: non ho voluto scrivere una biografia, ma tracciare un racconto per istanti fondamentali e cadenzare ogni giocata de "El Mudo" in maniera minuziosa. Sono un'amante della descrizione per istanti perchè ogni secondo descrive un'immagine che, unita ad altre, crea qualcosa di meraviglioso. Ho cercato di soffermarmi sui punti più importanti della sua parabola calcistica e sugli aspetti che vi ruotarono, ma seguendo comunque il mio gusto nei confronti della sua "grande bellezza".
Hai mai avuto l'occasione di vedere una partita del Boca o di qualsiasi altra squadra argentina o sudamericana dal vivo?
No, non ho mai avuto il piacere, ma mi piacerebbe fare un bel giro del mondo e guardare almeno una partita per ogni luogo che visiterò. Il Sud America è sicuramente tra questi. Mi piacerebbe ammirare il Superclasico, o qualunque altro match in Argentina. Credo che, come dice Federico Buffa, se è vero che in Argentina hanno inventato la passione per il calcio, qualcosa di meraviglioso deve pur esserci. Sarà la vicinanza tra il club e i tifosi, non lo so. So che vorrei essere lì, prima o poi, alla Bombonera.
Da quanto tempo scrivi di calcio e storie sportive? Come nasce questa passione? È stato facile oppure difficile pubblicare il tuo romanzo su "El Mudo" , trovare un editore?
Scrivo storie da quasi cinque anni, tra i vari siti e blog. Ho fatto esperienza con la squadra del mio paese, l'Odorisiana, che milita nella Seconda Categoria abruzzese, poi una stagione in giro per i campi dilettantistici della mia zona, in provincia di Chieti e a breve festeggerò un anno di collaborazione con Sottoporta e Sportellate. Scrivere rappresenta la mia ragione massima di vita da quando, anni fa, lessi un articolo di Roberto Beccantini che trattava del Mondiale Sudafricano del 2010. Quelle parole mi presero al cuore.
Non è stato difficile trovare un editore, forse mi è andata bene: avevo contattato la Urbone Publishing inviandole un altro libro, la cui uscita è prevista entro la fine dell'anno, e dopo un mese mi dissero che l'opera andava bene. "Il romanzo del Mudo" nasce da una conversazione con il mio editore, Gianluca Iuorio, che mi propose di scrivere un libro su Riquelme e io accettai. Poteva essere una buona possibilità. Pare stia andando bene.
Ringrazio ancora una volta Luigi per la sua grande disponibilità e gli auguro un grande in bocca al lupo per questo e per i suoi prossimi lavori, nella speranza che anche in futuro potremmo ritrovarci a parlare nuovamente dei suoi bellissimi scritti.
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