La grande storia della Copa Libertadores

I festeggiamenti di ieri degli ultimi vincitori della coppa, i brasiliani del Palmeiras,
e il trofeo assegnato ogni anno alla squadra campione del torneo.

C'è un torneo di calcio in Sud America che vale più di ogni altra cosa al mondo, che raduna milioni di appassionati allo stadio e davanti alla televisione, che fa vivere emozioni uniche e indescrivibili. Una competizione nella quale tutto può succedere e che una volta conquistata significa gloria eterna per i vincitori e oblio per gli sconfitti, almeno fino all'edizione successiva nella quale si ripete tutto da capo e c'è la possibilità di riscattarsi e riprovare dove prima si era fallito. 

Sto parlando della Copa Libertadores, l'equivalente sudamericano della Champions League, che nella sua ultima edizione è stata vinta dal club brasiliano del Palmeiras, una delle squadre più titolate del Brasile, al suo secondo successo in questa mitica Coppa. La squadra biancoverde di San Paolo, di chiare origini italiane, ha infatti conquistato il trofeo, nella serata di ieri, battendo in finale del derby tutto brasiliano il Santos, grazie ad un incredibile goal al 99' del suo attaccante Breno Lopes

Le origini

Questa storica competizione, amatissima e seguitissima in tutto il Sud America, nacque però già nel 1960 e all'inizio si chiamava Copa de Campeones de América. Questo perché il suo nome rendeva omaggio alla Coppa dei Campioni d'Europa, nata esattamente cinque anni prima, venendo organizzata praticamente sulla falsa riga della prestigiosa coppa per club europea. All'inizio il torneo più importante dell'America del Sud ricalcava, infatti, anche la formula della competizione europea, poiché erano ammesse a questo torneo solo le squadre delle federazioni sudamericane che si aggiudicavano il titolo di campione nazionale, come avveniva in Europa. Alla fine però, almeno all'inizio, vi aderirono solo le nazioni iscritte all'epoca alla CONMEBOL, la Confederazione calcistica del Sud America, che oggi comprende tutte le federazioni calcistiche del Sud America: del Brasile, dell'Argentina, dell'Uruguay, del Paraguay, del Cile, del Perù, della Colombia, del Venezuela, dell'Ecuador e della Bolivia

Organizzando questa nuova competizione, inoltre, si voleva fornire un degno avversario ai campioni d'Europa, che potevano così sfidare i campioni del Sud America nella leggendaria Coppa Intercontinentale, nata anch'essa nel 1960 e sopravvissuta fino al 2004 e poi sostituita dall'attuale Coppa del mondo per club

Nel 1958, la base e il formato del torneo furono creati dai dirigenti del consiglio di amministrazione del Peñarol, storico club di Montevideo, la capitale del l'Uruguay. Infine l'8 ottobre del 1958, João Havelange annunciò la creazione del torneo in una riunione alla UEFA a cui partecipò come invitato. Il 5 marzo 1959, infine, al 24 ° Congresso sudamericano tenutosi a Buenos Aires le regole e il formato della competizione furono ufficialmente ratificati dalla Commissione Affari Internazionali. 

Il primo club a vincere la Copa nel 1960 (torneo con sette squadre) fu proprio il Peñarol. Questo si aggiudicò la doppia finale con l'Olimpia, il club della capitale del Paraguay Asunción, per 2-1 (1-0; 1-1) e alzò per la prima volta al cielo il trofeo creato nel 1959 dall'artigiano italiano Alberto de Gasperi, emigrato in Perù. 

Le prime cinque edizioni, vinte rispettivamente da tre club, nuovamente il Peñarol nel 1961, poi dai brasiliani del Santos nel 1962 e nel 1963 e infine dagli argentini dell'Indipendiente nel 1964, furono un grande successo. Così nel 1965 il torneo raddoppiò addirittura il numero di partecipanti, tanto da essere allargato, su proposta della federcalcio uruguayana, pure alle squadre seconde classificate di ogni campionato nazionale della CONMEBOL. 

Sì decise, così, di cambiare anche denominazione al trofeo e fu scelto come nome Copa Libertadores de America, cioè Coppa dei Liberatori dell'America, in omaggio agli eroi dell'indipendenza dei Paesi dell'America del Sud, tra cui Simón Bolívar, José de San Martín, Manuel Belgrano, Bernardo O'Higgins, José Miguel Carrera, José Gervasio Artigas, Antonio José de Sucre, Ramón Castilla, José Joaquín de Olmedo. 

La prima competizione organizzata tra diverse squadre nazionali fu, invece, la Copa Aldao, che si disputò dal 1913 al 1947, tra i campioni dell'Argentina e quelli dell'Uruguay. I club che vinse più volte questa coppa fu il River Plate di Buenos Aires, in Argentina. Nel 1948, invece, fu disputato il Campionato Sudamericano dei Campioni, in spagnolo il Campeonato Sudamericano de Campeones, che si può definire il più diretto precursore della Copa Libertadores. 

Questo fu organizzato dal club cileno del Colo-Colo e tenuto a Santiago, in Cile, tra i club vincitori dei principali campionati nazionali di ogni nazione sudamericana. Il torneo fu, alla fine, vinto dai brasiliani del Vasco da Gama. Questo torneo ispirò addirittura la creazione della Coppa dei Campioni, come affermato anche da Jacques Ferran, uno dei "padri fondatori" dell'attuale Champions League, nel 2015. 

Il trofeo

Il trofeo attualmente assegnato fu voluto da Teófilo Salinas, uno dei membri del consiglio di CONMEBOL, che propose di creare ai suoi colleghi una Coppa unica da poter consegnare al club vincitore. Questa fu forgiata a Lima, in Perù, nel laboratorio della Gioelleria Camusso, situato nella Colonial Avenue e come già detto fu realizzata dall'italiano Alberto de Gasperi. 

Il trofeo originale poteva contenere solo 18 badge, situati sul piedistallo della coppa, dove tutt'ora sono iscritti i nomi delle squadre vincitrici del torneo. La parte superiore, invece, è realizzata in argento sterling, ad eccezione del giocatore di calcio, situato nella parte più alta della Coppa, che è di bronzo rivestito d'argento. Il piedistallo, è realizzato in compensato di legno duro. I distintivi, nelle prime edizioni erano posizionati alla base superiore del piedistallo uno sotto l'altro e si estendevano su sei colonne. 

In cima alla coppa, vi è appunto un calciatore che si prepara a calciare un pallone. Questo è posizionato sopra ad un globo, la cui metà superiore porta lo stemma di ogni nazione della CONMEBOL. Nella barra sottostante è, invece, inciso il nome Copa Libertadores. Sulla metà inferiore del globo vi è anche una mappa del Sud America, che all'interno porta recata una iscrizione con le iniziali CSF (cioè Confederación Suramericana de Fútbol, ​​il nome ufficiale di CONMEBOL). Su ciascun lato del globo sono inoltre presenti due maniglie per tenere in mano la coppa.  

Nel corso del tempo il piedistallo e stato ampliato sempre di più per ospitare i badge con i nomi delle squadre campioni del Sud America ed è diventato sempre più grande ed ingombrante. Nel 1970 con la sua  terza vittoria l'Estudiantes, club argentino della città de La Plata, ottenne, per primo, il diritto di mantenere il trofeo a titolo definitivo. Fu così realizzata una nuova Coppa, da rimettere in palio, con le stesse caratteristiche dell'originale. Una terza modifica avvenne anche nel 1974, dopo il quinto trionfo, il terzo consecutivo, dell'Indipendiente.

Il cambiamento più significativo avvenne, però, dopo il 2004. Infatti, durante le celebrazioni per la vittoria dell'Once Caldas di Manizales, secondo club colombiano a vincere il torneo, che il 1° luglio del 2004 sconfisse in finale i campioni in carica del Boca Juniors, il trofeo fu accidentalmente danneggiato dal calciatore della squadra campione, Herly Alcazar, che si lasciò sfuggire il trofeo dalle mani. Questo cadde rovinosamente a terra e si ruppe. La riparazione fu affidata alla società cilena Alzaimagen, che realizzò delle maniglie più grandi, onde evitare nuove cadute e forgiò un nuovo calciatore da porre all'apice della coppa, il quale però ora calcia con il piede sinistro e non più con quello destro, come in origine.

La consacrazione e le sponsorizzazioni

Negli anni successivi al 1965 la competizione diventò sempre più importante, assumendo prestigio e un seguito sempre più ampio, fino a diventare uno dei trofei calcistici più ambiti a livello di club, al pari della Champions League. I club nazionali cominciarono a parteciparvi con sempre più determinazione e le gare divennero sempre più appassionanti, confermando la crescita del calcio argentino e brasiliano nel mondo, ma non solo, perché anche le compagini uruguaiane, paraguaiane, colombiane e peruviane dettero filo da torcere ai club più prestigiosi delle due nazioni più titolate del calcio sudamericano. Dal 1998 fino al 2016 la partecipazione fu ampliata anche ad altri club appartenenti ad altre Confederazioni, come quella del Messico, la cui federazione calcistica appartiene alla CONCACAF. 

Nel 1998 fu anche sponsorizzata dalla casa automobilistica giapponese Toyota, che firmò un contratto con la CONMEBOL che le diede il diritto di dare il suo nome alla competizione, che da allora fu conosciuta come Copa Toyota Libertadores.

Dal 2005, invece, la sponsorizzazione fu assunta dagli spagnoli del Banco Santander che, oltre che averne cambiato il nome, hanno anche registrato uno nuovo logo della Copa Santander Libertadores. Il nuovo sponsor, inoltre, ha scelto anche il nuovo inno della competizione, l'Inno alla Gioia, tratto dalla nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven

Dal 2013 al 2017 lo sponsor è stato, invece, la casa di pneumatici giapponese Bridgestone, che cambiò la denominazione del torneo in Copa Bridgestone Libertadores, ma lasciò immutato l'inno ufficiale.

La finale si è sempre disputata in gara di andata e ritorno, giocando così una volta a testa nello stadio di casa delle due finaliste, fin dal lontano 1960. Solo a partire dal 2019 si è scelto di giocare un unico match in campo neutro: la prima volta fu a Lima all'Estadio Monumental e a vincere furono i brasiliani del Flamengo per 2-1, battendo in finale gli argentini del River Plate. 

Attualmente prendono parte alla competizione ben 38 squadre di club così ripartite: 5 compagini per Argentina e Brasile (di cui 4 accedono già al primo turno); 3 per Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela (di cui 2 accedono già al primo turno), a queste si aggiunge anche la squadra detentrice del trofeo che è ammessa, di diritto, al primo turno dell'edizione successiva. Questo avviene indipendentemente dalla sua posizione finale in classifica nel proprio campionato di appartenenza. 

La squadra vincitrice partecipa, dal 2005, di diritto alla Coppa del mondo per club, come rappresentate del Sud America, sfidando solitamente in finale, a meno di clamorose sorprese, la compagine europea vincitrice della Champions League. Le squadre sudamericane e del "vecchio continente" partono, infatti, per storia e tradizione, sempre dalla semifinali di questa competizione sfidando le vincitrici del secondo turno del torneo che possono comprendere: i campioni della CAF Champions League, cioè la Coppa dei Campioni d'Africa; i campioni della AFC Champions League, cioè la Coppa dei Campioni d'Asia; i campioni della CONCACAF Champions League, cioè i vincitori della Coppa dei Campioni del Nord America; la squadra del paese ospitante o i vincitori della OFC Champions League, cioè la squadra vincitrice della Coppa dei Campioni dell'Oceania, che però si sfidano, una contro l'altra, nel primo turno della competizione finendo poi per affrontare una delle quattro squadre vincitrici dei tornei sopracitati.

Inoltre i campioni del Sud America incontrano la compagine vincitrice della Copa Sudamericana, il secondo torneo per importanza della federazione sudamericana, nella finale per aggiudicarsi la Recopa Sudamericana, una sorta di Supercoppa Europea del Sud America, che incorona i "supercampioni" della CONMEBOL.

L'albo d'oro

Il club più titolato della competizione è l'Independiente di Avellaneda, città argentina della provincia della capitale Buenos Aires, che ha vinto il trofeo per ben 7 volte, rimanendo, fino ad ora, sempre imbattuto in finale. I los diablos rojos hanno infatti, disputato sette finali, l'ultima nel 1984, e non ne hanno mai perso una, ecco perché il club è anche conosciuto come il rey de copas, cioè il "re di coppe". Il club con il maggior numero di finali giocate e il secondo per numero di vittorie è, invece, il Boca Juniors, lo storico club di Buenos Aires, che ha disputato ben 11 finali, vincendone però solamente 6

La nazione con più successi è inoltre proprio l'Argentina. Alle vittorie dell'Indipendiente e del Boca vanno, infatti, aggiunti i 4 successi a testa dell'Estudiantes e del River, oltre alle quattro vittorie, una a testa anche qui, di Racing Club, Argentinos Juniors, Velez Sarsfield e San Lorenzo, per un totale di 25 trionfi totali. Al secondo posto troviamo poi il Brasile con 20 trionfi (San Paolo, Santos e Gremio 3, Cruzeiro, Flemengo, Internacional e Palmeiras 2, Vasco da Gama, Corinthians e Atletico Mineiro 1) e sul terzo gradino del podio l'Uruguay con 8 successi, divisi tra Penarol (5) e Nacional (3). Seguono poi con 3 trionfi il Paraguay, che ringrazia esclusivamente l'Olimpia per le sue vittorie, e la Colombia, con le 2 vittorie dell'Atletico Nacional e un successo dell'Once Caldas. Chiudono, infine, con un trionfo a testa Cile ed Ecuador, vincenti per merito del Colo-Colo e del LDU Quito. 

Solamente per 4 volte, invece, si sono disputati dei derby nazionali in finale: tre brasiliani e uno argentino. Il primo è stato San Paolo-Athletico Paranaense del 2005, vinto per 5-1 (4-0; 1-1) dal club paulista. Il secondo, nell'anno successivo, con la finale tra Internacional e nuovamente San Paolo, ma questa volta a trionfare fu la squadra di Porto Alegre per 4-3 (2-1; 2-2). La terza volta fu nel 2018 con il derby argentino in cui si sfidarono le due leggendarie squadre di Buenos Aires, il River Plate e Boca Juniors. Questo ebbe il suo culmine nella finale di ritorno andata in scena al Santiago Bernabéu di Madrid, in Spagna. Dopo il 2-2 dell'andata infatti, il ritorno fu giocato in campo neutro per evitare ulteriori scontri tra le tifoserie e vinto dai biancorossi per 3-1. L'ultimo derby in ordine di tempo è stato quello di quest'anno, ma valevole per la Copa del 2020, posticipata causa Covid, già citato in precedenza e vinto dal Palmeiras sul Santos.

Il miglior marcatore della competizione all-time è, invece, l'ecuadoregno Alberto Spencer, che ha realizzato 54 goal in 87 partite con le maglie di Peñarol e Barcelona de Guayaquil, tra il 1960 e il 1972. Al secondo e terzo posto troviamo Fernando Morena e Pedro Rocha, entrambi uruguaiani, rispettivamente con 37 e 36 reti realizzate. Il calciatore con il maggior numero di presenze è, invece, il paraguaiano Ever Hugo Almeida, storica bandiera dell'Olimpia di Asuncion, che ha collezionato 113 presenze. Lo seguino sul podio il colombiano Antony de Ávila (94 presenze) e il boliviano Vladimir Soria (93 presenze). 

Una storia lunga 61 anni che continua a regalare finali spettacolari ed emozioni senza fine a tutti i suoi spettatori e soprattutto ai tifosi delle squadre che vi partecipano. Perché il calcio in Sud America non è solo uno sport, ma una vera e propria ragione di vita, una passione viscerale e senza fine che sfocia in un credo quasi religioso e in un senso di appartenenza indescrivibile, che rendono la Copa Libertadores uno dei trofei più ambiti e desiderati, una Coppa che una volta conquistata dona per sempre la gloria immortale alla squadra vincitrice. 

Bibliografia e sitografia:
- wikipedia.org 
conmebollibertadores.com

Commenti

Post popolari in questo blog

Quattro chiacchiere con gli scrittori: Duccio Fontani e il suo libro "Le imprevedibili traiettorie della vita. Storie di calcio"

Quattro chiacchiere con gli scrittori: Armando Fico e il suo libro "Věra Čáslavská. campionessa dissidente"

Quattro chiacchiere con gli scrittori: Luigi Della Penna e il suo libro "Calcio, passione e sentimento"