Dear Basketball: la grande storia d'amore tra Kobe Bryant e la pallacanestro


Sembra quasi impossibile ma è passato già un anno dalla dolorosa morte di uno dei più grandi cestisti della storia. Mi riferisco a Kobe Bryant, indimenticabile leggenda dei Los Angeles Lakers, prematuramente scomparso, insieme alla figlia Gianna e ad altre sette persone, il 26 gennaio dello scorso anno in un tragico incidente in elicottero. Una perdita che ha scosso tutto il mondo dello sport, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di tutti gli appassionati, in particolare noi italiani, vista l'importanza del personaggio, cresciuto cestisticamente nel nostro paese, e dei suoi insegnamenti sullo sport e la vita. 

Oggi, per ricordarlo e celebrarlo, voglio quindi parlarvi del cortometraggio d'animazione che Kobe dedicò alla sua amata pallacanestro. Il titolo è Dear Basketball, distribuito nel 2017 e realizzato dallo stesso Bryant, mentre alla regia e all'animazione troviamo Glen Keane. Questo corto si basa sulla lettera scritta proprio dal giocatore dei Lakers e pubblicata il 29 novembre del 2015 sulla piattaforma d'informazione sportiva The Players' Tribune, lettera nelle quale il numero #24 gialloviola annunciò il suo ritiro dal mondo del basket durante la stagione 2015-16. 

Fu presentato, per la prima volta, il 23 aprile 2017 al Tribeca Film Festival e successivamente nominato ai Premi Oscar 2018 come miglior cortometraggio d'animazione. Ottenne anche la vittoria dell'ambito premio, che fu conferito personalmente a Bryant e al regista americano alla cerimonia di premiazione tenutasi a Los Angeles il 4 marzo 2018 al Dolby Theatre. 

Il regista Keane sperimentò anche nuove tecniche durante la realizzazione, cercando di trovare il modo di animare pure il sudore del protagonista. Posizionò, infatti, un foglio separato, sopra il disegno iniziale, e vi aggiunse un morbido strato di grafite. Scattò poi diverse foto con il suo iPhone e le trasformò in negativi. In questi il bianco diventò nero e il nero fu trasformato in bianco, in modo tale da far sembrare che il sudore corra lungo tutta la faccia di Kobe durante le animazioni. Inoltre è stata utilizzata anche una gomma da cancellare per creare dei punti luce e rivelare la pelle sotto il disegno iniziale. 

Un film ricco di significato in cui  Bryant ci descrive il suo grande amore per il gioco della pallacanestro, iniziato già da quando era un bambino. Il cortometraggio inizia con Kobe in maglia Lakers che esegue una spettacolare schiacciata, mentre il cronometro della partita continua a scorrere velocemente scandendo gli ultimi secondi di gioco, che consente alla sua squadra di vincere la partita. Poi si passa alla parole delle stesso Bryant che si rivolge al suo gioco preferito chiamandolo "Caro basket", continuando poi a spiegare, mentre scorrono le immagini di un piccolo Kobe, come già da bambino realizzava, nella sua cameretta di Filadelfia, una palla formata dai calzini arrotolati del padre per poterla tirare all'interno di un canestro, in realtà un cestino della spazzatura e sognare di realizzare il tiro decisivo per la vittoria. Già da quel momento era nato il suo amore per il basket, un amore che è diventato via via sempre più grande. 

Questo amore che aveva per il basket gli ha fatto dare tutto: la sua mente, il suo corpo, il suo spirito e la sua anima. Tutto questo per dimostrare quanto ci tenesse a questo sport e quanto ne fosse innamorato. Kobe ci spiega poi che anche quando aveva 6 anni era sicuro di dover dedicare la sua vita alla pallacanestro e giocare nel miglior modo possibile, dicendoci "non ho mai visto la fine del tunnel (quello di entrata sul parquet ndr). Vedevo solo me stesso uscirne fuori". Tutto questo mentre scorrono le immagini di un Bryant ancora bambino, con alcuni flash forward nel mezzo che ci fanno tornare alla sua carriera, che studia le cassette dei Lakers, sfreccia in un campo da basket a tutta velocità smarcando tutto e tutti o si allena da solo, posizionando alcune sedie per poi evitarle in palleggio. Si arriva poi ai disegni di un Kobe ormai adulto, che gioca in NBA e dà tutto sul parquet, giocando con determinazione e coraggio. Il numero #8 pronuncia poi anche le parole: "ho giocato nonostante il sudore e il dolore, non per vincere una sfida, ma perché tu (il basket ndr) mi avevi chiamato". Così facendo è stato in grado di realizzare il suo sogno, quello di giocare nei Lakers e diventare un campione dello sport che ha sempre amato più di ogni altra cosa. 

Alcune delle parole pronunciate da Bryant alla pallacanestro nel corso del cortometraggio "Hai fatto vivere a un bambino di 6 anni il suo sogno di essere un Laker e per questo ti amerò per sempre. Ma non posso amarti più con la stessa ossessione". 

Arriva poi il momento in cui Bryant ci spiega, con l'aiuto delle immagini, perché ha maturato la decisione di ritarsi, soprattutto a causa dell'infortunio al tendine d'Achille subito nel 2012 che lo ha fatto soffrire tantissimo e dopo il quale non è stato più lo stesso di prima. Nonostante abbia continuato a giocare per amore del gioco, infatti, il dolore è le sofferenze sono state tante, troppe. Gli resta, quindi, un'ultima stagione NBA da dedicare al basket e la spiegazione che ci dà per la sua scelta è questa: "il mio cuore può sopportare la battaglia, la mia mente può gestire la fatica, ma il mio corpo sa che è ora di dire addio". Anche se malincuore è arrivato, dunque, il momento di separarsi per sempre dalla pallacanestro, bisogna fare i conti con questo e accettare il fatto di essere arrivati ad un punto di non ritorno, nel quale, volente o nolente, bisogna lasciare andare via quella favolosa palla a spicchi che lo ha accompagnato durante tutta la sua esistenza. 

Sì rivolge allora al basket dicendogli che vuole fargli sapere ora che si ritirerà, in modo tale che possano sfruttare al meglio il poco tempo, ma estremamente prezioso, che possono ancora passare insieme e ricordare anche tutti i momenti belli e brutti del loro rapporto così morboso e profondo. Le immagini che si alternano con le parole del campione losangelino ce lo ricordano bene. Il film va così verso la sua naturale conclusione e Bryant che afferma: "E sappiamo entrambi, indipendentemente da cosa farò, che rimarrò per sempre quel bambino con i calzini arrotolati. Bidone della spazzatura nell'angolo. 5 secondi da giocare. Palla tra le mie mani", mentre le immagini tornano a raffigurare, nel finale, lui da bambino che esegue il canestro decisivo per la vittoria ed esulta. Le sue ultime parole, infine, mentre si vede Kobe che abbandona il campo entrando nel tunnel degli spogliatoi, sono "ti amerò per sempre, Kobe" 

Un magnifico film, che consiglio non solo agli amanti della palla a spicchi ma a tutti gli sportivi in generale, nel quale la leggenda gialloviola ci descrive il suo immenso amore per il basket, recitando con voce commossa la sua lettera d'addio proprio alla pallacanestro, mentre scorrono i bellissimi disegni di Glean Keane che lo raffigurano da bambino e da adulto. Un film nel quale Kobe si lascia andare ai suoi sentimenti più profondi, confessando alla pallacanestro, il suo folle e immenso amore nei suoi confronti. Questo rapporto, però, non è stato sempre rose e fiori, perché Bryant ha dovuto faticare e non poco per arrivare così in alto e diventare un grande campione, allenandosi duramente ogni giorno e faticando come non mai. Lo ha aiutato, però, a non sentire le fatica e il dolore, proprio il suo sentimento d'amore per l'attività sportiva che fin da bambino ha rappresentato tutto per lui. Il numero #24, infatti, ha veramente dato tutto se stesso per la sua forte devozione al basket, impegnandosi sempre e comunque, anche nei momenti più difficili, per non deludere lo sport che più di ogni altra cosa ha rappresentato la sua vita, fino al giorno in cui qualcuno lassù non ha deciso che era il momento di portarcelo via, senza neanche dirci per l'ultima volta "addio" . 

Grazie per sempre Kobe!

Di seguito le parole complete della lettera e del cortometraggio (prima in inglese e poi in italiano). 

Dear Basketball,

From the moment I started rolling my dad’s tube socks

And shooting imaginary game-winning shots in the Great Western Forum I knew one thing was real: I fell in love with you. A love so deep I gave you my all — from my mind & body to my spirit & soul. As a six-year-old boy deeply in love with you

I never saw the end of the tunnel.

I only saw myself running out of one. And so I ran. I ran up and down every court after every loose ball for you. You asked for my hustle I gave you my heart because it came with so much more. I played through the sweat and hurt

not because challenge called me but because YOU called me.

I did everything for YOU because that’s what you do

When someone makes you feel as alive as you’ve made me feel.

You gave a six-year-old boy his laker dream

and I’ll always love you for it. But I can’t love you obsessively for much longer.

This season is all I have left to give. My heart can take the pounding my mind can handle the grind but my body knows it’s time to say goodbye.

And that’s OK. I’m ready to let you go.

I want you to know now so we both can savor every moment we have left together. The good and the bad. We have given each other all that we have.

And we both know, no matter what I do next I’ll always be that kid

With the rolled up socks garbage can in the corner:

5 seconds on the clock, ball in my hands.

5… 4… 3… 2… 1…

Love you always,

Kobe


Caro basket,

dal momento in cui ho cominciato ad arrotolare i calzini di mio padre e a lanciare immaginari tiri della vittoria nel Great Western Forum, ho capito che una cosa era reale:

mi ero innamorato di te.

Un amore così profondo che ti ho dato tutto, dalla mia mente al mio corpo, dal mio spirito alla mia anima.

Da bambino di 6 anni profondamente innamorato di te, non ho mai visto la fine del tunnel.

Vedevo solo me stesso correrne fuori.

E quindi ho corso.

Ho corso su e giù per ogni parquet, dietro ad ogni palla persa per te.

Hai chiesto il mio impegno, ti ho dato il mio cuore perché c’era tanto altro dietro.

Ho giocato nonostante il sudore e il dolore, non per vincere una sfida, ma perché TU mi avevi chiamato.

Ho fatto tutto per TE, perché è quello che fai quando qualcuno ti fa sentire vivo come tu hai fatto con me.

Hai fatto vivere a un bambino di 6 anni il suo sogno di essere un Laker e per questo ti amerò per sempre.

Ma non posso amarti più con la stessa ossessione.

Questa stagione è tutto quello che mi resta.

Il mio cuore può sopportare la battaglia, la mia mente può gestire la fatica, ma il mio corpo sa che è ora di dire addio.

E va bene.

Sono pronto a lasciarti andare.

E voglio che tu lo sappia, così entrambi possiamo assaporare ogni momento che ci rimane insieme.

I momenti buoni e quelli meno buoni.

Ci siamo dati entrambi tutto quello che avevamo.

E sappiamo entrambi, indipendentemente da cosa farò, che rimarrò per sempre quel bambino con i calzini arrotolati.

Bidone della spazzatura nell’angolo.

5 secondi da giocare.

Palla tra le mie mani.

5… 4… 3… 2… 1…

Ti amerò per sempre,

Kobe

Qui di seguito , invece, il cortometraggio completo


Bibliografia e sitografia:
- wikipedia.org 
- Dear Basketball, di Kobe Bryant e Glean Keane, 2017


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