Umberto Saba: il calcio come poesia

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Può una poesia descrivere così chiaramente le emozioni e la passione del calcio, anche se scritta più di settant'anni fa? Prima di rispondere leggete attentamente questi versi e poi ditemi se non è così. 

«Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non vedere l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce,
con parole e con la mano, a sollevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi
».

In  molti già conosceranno queste sestine, memori di alcuni versi poetici parafrasati sui banchi di scuola, ad altri invece queste prime strofe, che aprono una famosa composizione di Umberto Saba, non diranno proprio nulla, anzi sarà la prima volta che il loro sguardo si soffermerà a leggerle, suscitando sicuramente emozioni alquanto contrastanti. La poesia si intitola Goal ed è sicuramente una delle più conosciute dello scrittore triestino. Questa è contenuta nell'opera denominata Il Canzoniere ed è la quinta di cinque liriche dedicate proprio al calcio. I primi versi descrivono chiaramente le emozioni negative che un portiere può provare dopo aver subito una segnatura da parte degli avversari, lo sconforto per non aver potuto parare quel tiro che ha gonfiato la rete, nonostante il suo disperato tentativo di bloccare il pallone. Con la faccia riversa a terra, sopra il terreno di gioco, l'estremo difensore prova a nascondere la rabbia e l'umiliazione per quel goal che ha violato la sua porta, non volendo guardare neanche la luce che gli ricorda l'attimo in cui la palla ha varcato la linea della sua porta. Un compagno di squadra prova a consolarlo, inginocchiandosi vicino a lui, con parole di incoraggiamento e porgendogli la mano per rialzarsi, ma scopre che gli occhi del portiere stanno ancora lacrimando per quanto accaduto. 

Saba in questi primi versi riesce a immedesimarsi completamente nei panni del portiere, riuscendo a tirare fuori da queste strofe i sentimenti nascosti di colui che è ultimo baluardo, colui che difende con il sudore e con i denti i pali della sua squadra. A lui i compagni si affidano quando sanno di non poter più riuscire ad intervenire per salvare la propria porta e sperano in cuor loro che compia il "miracolo", che riesca a bloccare quel pallone che minaccioso sta per varcare la linea bianca. A volte il portiere ci riesce, a volte, invece, come in questo caso, non ce la fa e dopo aver visto la palla entrare in rete rimane solo con i suoi pensieri, con il suo dolore, con la famosa solitudine dei "numero uno" (come scriveva Giampaolo Santoro nel suo libro intitolato proprio La solitudine dei numeri uno), pensieroso e arrabbiato, soprattutto per aver deluso i suoi compagni di squadra che si affidavano a lui per non subire la marcatura avversaria.

Il portiere Robert Green si dispera dopo aver subito una marcatura da parte degli avversari.
La disperazione del portiere Robert Green dopo un goal subito (i.imgur.com)

La poesia, però, non parla solo dello sconforto dell'estremo difensore, ma continua, descrivendo anche la gioia, quella degli avversari che hanno segnato quel goal che tanto ha fatto disperare il nostro portiere. Ecco, allora, che il calcio diventa quasi una metafora della nostra esistenza, nella quale convivono gioia e dolore, momenti felici, ma anche momenti tristi. Saba lo sa, lo percepisce e dopo aver descritto la sofferenza, passa a parlare della felicità, la felicità dell'autore del goal e dei suoi compagni, continuando a "verseggiare" con una serie di sestine, anch'esse ricche di sentimenti. 

«La folla – unita ebbrezza – par trabocchi
nel campo: intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questi belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere».

Si riparte, ora, con i tifosi, la vera essenza del calcio, che stanno esultando di gioia per la rete appena segnata dai propri beniamini e per quanto sono contenti sembra quasi che vogliano entrare in campo per festeggiare insieme alla propria squadra del cuore. Nel frattempo i calciatori stanno abbracciando l'autore del goal, sono tutti intorno a lui ed insieme stanno esultando per aver sbloccato il risultato. Gli ultimi versi, invece, sono dedicati alle emozioni in generale, che in momenti come questi riescono a mettere da parte l'odio e a considerare solo l'amore, sono quelli che Saba chiama i "momenti belli", che come nel calcio, così anche nella vita devono essere assaporati fino in fondo perché , purtroppo, non durano mai in eterno.

La gioia dei calciatori della nazionale italiana dopo una rete segnata (arenanapoli.it).

Le ultime sestine, infine, sono destinate ancora al portiere, ma, questa volta, a quello della squadra che ha segnato, che seppur lontano dal resto dei suoi compagni sta festeggiando comunque la rete che ha portato avanti la sua formazione. Lui che rimane da solo, davanti alla propria porta, che deve sempre difendere anche quando gli altri componenti della sua squadra stanno esultando per una rete.

«Presso la rete inviolata il portiere
– l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa – egli dice – anch’io son parte».

Anche l'estremo difensore della squadra che è passata in vantaggio, però, soffre di quella solitudine di cui si è detto prima, quella "dei numeri uno". In realtà, però, ne soffre solo fisicamente, perché ad essere isolato è solo il suo corpo, poiché con la mente, ma soprattutto con l'anima, è vicino ai suoi compagni che stanno gioendo per il goal lontano dalla sua area di rigore. Lo dimostra esultando anche lui come meglio può, facendo una capriola e mandando baci agli spettatori. Anch'egli, infatti, vuole far parte della festa e dimostrare di essere contento per la marcatura della sua squadra. 

La cosa curiosa, tuttavia, è il fatto che Saba, diversamente da quanto si possa credere dalle emozioni che è riuscito a trasmetterci in queste strofe, non nasce appassionato di calcio, ma lo diventi quasi per caso. Originariamente, infatti, il nostro caro Umberto quasi disprezza lo sport più amato dagli italiani (oggi come allora), non riuscendo in nessun modo a capire quale siano le ragioni che spingano così tante persone a diventare tifosi di quella o di quell'altra squadra, definendo addirittura "il giuoco del pallone" uno sport alquanto irrazionale. Tutto ciò in un contesto nel quale (siamo con questa poesia nella metà degli anni ’30) il calcio è già diventato uno sport popolare, che riesce a richiamare a se grandi masse di persone, attirate da questo gioco ricco di vitalità, sudore e passione. Non per niente nel ’34 l’Italia dell'indimenticabile Vittorio Pozzo conquista anche il suo primo Mondiale a Roma e l'entusiasmo cresce ancora di più, grazie a questa magnifica impresa, che poi si ripeterà anche quattro anni dopo in Francia. A rivelarci il suo "astio" è lo stesso poeta in Storia e cronostoria del Canzoniere, saggio che descrive una delle opere più famose dello scrittore, Il Canzoniere appunto, nel quale Saba prende le difese del suo testo poetico e prova a spiegarle a coloro che all'epoca non le avevano apprezzate. 

Ora, però, è arrivato il momento di spiegare come lo scrittore di origini giuliane, il primo a mettere in prosa il mondo del pallone, si sia avvicinato al calcio. Come si è detto è stata la casualità a far incontrare questo sport e Saba, al quale nel 1933 venne regalato, da parte di un amico, un biglietto per la partita Triestina-Ambrosiana (così all'epoca si chiamava l'Inter per ragioni di regime). Quella partita, però, non fu troppo ricca di emozioni. Finì, infatti, a rete inviolate e per la cronaca il grande Giuseppe Meazza, storico ed indimenticabile capitano dei nerazzurri, riuscì a sbagliare anche un rigore. Nonostante ciò fu proprio questo incontro che smosse qualcosa nella mente e nel corpo del poeta, qualcosa che gli fece capire quanto fosse entusiasmante, gratificante, ma allo stesso tempo anche, molto spesso, sconfortante tifare per una squadra di calcio. Per Saba, quindi, non fu più in semplice gioco, ma diventò un istinto, un istinto che poi si trasformò in magnifica poesia. Una poesia di impulso, appunto, reale, lontana dalle avanguardie del '900, dal futurismo e dall'ermetismo. La produzione del poeta triestino, infatti, parla della vita, intesa come un'esistenza semplice, non troppo ricca di avvenimenti nel  mondo esterno, ma di movimenti, di emozioni che vengono dall'interno del proprio animo, della propria mente. L'esempio lampante della sua produzione è proprio l'opera dalla quale questi versi sono tratti, Il Canzoniere, che diventa quasi un racconto, un romanzo lineare, che non eccede nell'eccezionale, ma è estremamente ricco di quello che è la vita vera, reale, della gente comune, fatta di emozioni, passioni e sentimenti, che possono essere positivi ma anche estremamente negativi.

E qui ritorniamo al calcio come metafora della vita della maggior parte degli esseri umani, forse proprio quello che il poeta triestino voleva trasmetterci attraverso le sue poesie. In fondo, infatti, una partita dello sport più apprezzato dagli italiani non è nulla di sensazionale se ci pensiamo bene, ventidue giocatori che corrono dietro ad un pallone e cercano di farlo entrare all'interno di una porta composta da una rete e due pali. La cosa che rende estremamente eccezionale il calcio è il modo in cui lo viviamo, in cui lo vediamo attraverso i nostri occhi, esaltandoci ed esultando tutti insieme per la nostra squadra del cuore, per i nostri beniamini che corrono e combattono per quella maglia che tanto amiamo, ma soprattutto per una giocata, che sia un dribbling o un colpo di tacco o per un'azione spettacolare, nella quale magari l'intera squadra viene coinvolta nella manovra d'attacco che poi si conclude con una splendida rete. Questi avvenimenti, tutto sommato semplici, come una vita qualsiasi, che noi, però riusciamo a trasformare in emozioni vere e reali, felici o infelici che siano, fanno si che il calcio ci entri così tanto nelle vene. Esso diventa, infatti, così coinvolgente e pieno di significato da diventare una parte praticamente imprescindibile della nostra esistenza, che non è altro che una storia, tutta da scrivere, ricca di avvenimenti, di emozioni, di amore, di delusioni, di gioia e di dolore, un po' come un partita in fondo, tutta da giocare, fino alla fine, senza ma tirarsi indietro. 


Bibliografia e sitografia:

- Umberto Saba, Il Canzoniere, Einaudi, Torino 1965
- Umberto Saba, Storia e cronostoria del Canzoniere, A.Mondadori, Milano 1963
- www.numerosette.eu/umberto-saba-poesie-sul-calcio/

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