Coach Carter: una pellicola sulla pallacanestro e non solo...
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(revol.tv)
La maggior parte degli appassionati di pallacanestro conosceranno sicuramente il film di cui voglio parlarvi nelle prossime righe, ma probabilmente anche i meno preparati sul mondo della palla a spicchi ne avranno sicuramente sentito parlare almeno una volta. Si tratta di un'opera cinematografica tra le più famose sul gioco del basket, soprattutto negli Stati Uniti, anche se è un po' datata, considerando che è uscita nelle sale nell'ormai lontano 2005. Personalmente, però, vi consiglio di recuperarla per una serie di motivi. Reputo, infatti, la pellicola tra le più interessanti che ho avuto il piacere di guardare nella mia vita, soprattutto per i contenuti educativi proposti che vanno aldilà dello sport visto come puro esercizio fisico.
Sto parlando di Coach Carter, film ispirato alla vita dell'allenatore di pallacanestro Ken Ray Carter, interpretato dal magnifico Samuel L. Jackson. Alla regia troviamo, invece, Thomas Carter, che ha diretto anche Save the Last Dance e When the Games Stands Tall (conosciuto in Italia con il titolo Il tempo di vincere), quest'ultima tra è un'altra pellicola sul mondo dello sport, trattandosi di un'opera che parla di football americano. L'autore della sceneggiatura, invece, è Mark Schwahn, diventato poi celebre per aver creato la famosissima serie televisiva One Tree Hill.
La pellicola è tratta, quindi, da una storia vera, poiché trae ispirazione dalle vicende del già citato Ken Carter, il quale ha anche calcato il parquet come giocatore professionista per la George Fox University, chiamato ad allenare la squadra di basket degliOilers, compagine cestistica della Richmond High School, liceo dell'omonima città della California. In questo centro abitato della contea di Contra Costa, molto vicino alle più conosciuta San Francisco, il nostro coach ha l'arduo compito di dover far cambiare idea sulla propria vita ad un gruppo di "cattivi" ragazzi facenti parte della squadra di basket che ha deciso di andare ad allenare. Carter, infatti, dovrà insegnare loro che per essere degli ottimi giocatori, bisogna prima di tutto essere degli uomini dotati di mente pensante e di buona educazione, senza lasciarsi trascinare nella criminalità e nella disonestà del mondo che li circonda. La cittadina americana dopotutto è ricca di insidie per i giovani, soprattutto se si tratta di afroamericani, le cui famiglie spesso e volentieri vivono nella povertà più assoluta e sono più occupate a cercare di capire come arrivare a fine mese, piuttosto che ad occuparsi dell'educazione dei propri figli. Questi sono, difatti, lasciati allo sbando, senza poter sperare di andare a studiare al college, cosa che gli permetterebbe sicuramente di vivere un'esistenza migliore e cadono, così, facilmente, nella frequentazione di compagnie poco raccomandabili, entrando a contatto con il crimine e con la droga.
Tra questi, vi sono il giovane Kenyon (Rob Brown), che sta per diventare padre, ma non sa come fare per gestire la sua famiglia, senza dover rinunciare al sogno di giocare a basket al college, il coetaneo Timo (Rick Gonzalez), che vende la droga con il cugino, correndo ogni giorno rischi e pericoli, ma anche Jason (Channing Tatum), l’unico ragazzo bianco in una scuola di soli afroamericani, il quale spesso trova difficoltà ad ambientarsi con gli altri. La pallacanestro diventa, così, l'unica cosa che, nonostante i tanti problemi, li unisce davvero, riuscendo a farli diventare non solo compagni di squadra, i quali lottano per un unico obbiettivo, ma anche amici che hanno trovato una ragione di vita.
Solo dopo l'arrivo del nuovo coach, però, si renderanno conto che non esiste solo lo sport per riscattarsi socialmente, ma bisogna anche studiare ed impegnarsi duramente per raggiungere i propri obbiettivi. La strada, infatti, è lunga e tortuosa, passa attraverso momenti felici e di esultanza, magari per una vittoria, ma anche attraverso il dolore e la disperazione, non solo per una sconfitta, ma pure per i problemi che la vita di tutti i giorni gli riserva. Ecco perché Carter diventa come un padre, che vuole insegnare ai suoi ragazzi il sacrificio, la tenacia e la determinazione, perché sa che il percorso per arrivare in alto è pieno di insidie. Migliorando, però, non solo dal punto di vista fisico, ma soprattutto mentalmente, attraverso l'istruzionee la cultura, ci si può porre grandi obbiettivi e raggiungere alti traguardi. Proprio per questo motivo, nonostante i risultati di rilievo raggiunti dalla sua squadra, l'allenatore deciderà improvvisamente di sospendere gli allenamenti e non far scendere in campo gliOilers, inimicandosi non solo i suoi atleti, ma anche i loro familiari e l'intera comunità, entusiasta dei risultati sportivi della compagine liceale. Lo farà, facendo scalpore, non solo a Richmond, ma anche in tutta la nazione, per far capire ai suoi atleti che bisogna prima crescere come uomini, ragionando con la propria mente e il proprio cervello, allenandolo con lo studio, prendendo un diploma, che li farà progredire non solo culturalmente, ma che può anche diventare il loro riscatto sociale, la loro rivincita, in particolare per le persone di colore. Questo servirà soprattutto a rendere migliore la loro vita e gli donerà una esistenza migliore, pure se ora può sembrare troppo faticoso e meno divertente di una partita di basket.
"Se ascolterete e imparerete, vincerete partite di basket. E Signori, vincere qui dentro è la chiave per vincere là fuori."
Insomma Coach Carter è un film che ci lascia un messaggio forte e chiaro, diretto, parlando in modo mirato ai giovani, grazie anche ad un linguaggio e ad una comunicazione che tende ad avvicinarsi al pubblico adolescenziale, analizzando anche il rapporto genitori-figli. Un rapporto, non semplice, anzi molto difficile, nel quale anche il protagonista della storia spesso si trova invischiato, non riuscendo ad intendersi con il figlio Damien (Robert Ri'chard).
Per tutte queste ragioni, rinnovo il mio invito, a chi ha avuto la pazienza e spero il piacere di leggere fino in fondo questo articolo, alla visione del film (a fine articolo trovate anche il suo trailer) del quale vi ho parlato così a lungo. Lo consiglio nuovamente anche a chi l'ha già visto in passato, perché anche recuperando storie così motivanti e piene di significato la nostra formazione culturale e la nostra mente non può che migliorare e trarne nuovo beneficio.
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